“Anonymous”: il vero Shakespeare figlio e amante di Elisabetta I

ROMA – Anonymous, l’ultimo tentativo di risolvere l’enigma della vera identità di Shakespeare, è un film. Non è un rigorsoso trattato di filologia per immagini: diverte chi apprezza ritmi incalzanti e ottima recitazione ma offende chi detesta gli sconfinamenti del cinema hollywoodiano bombastic negli alti cieli della letteratura. E della storia. Soprattutto se il regista è il tedesco che ha girato Godzilla. Roland Emmerich si è affidato a sceneggiatori che hanno attinto alla tavolozza del Bardo per renderlo più seducente, una vita più congeniale alla sua fama immortale. Quindi mistero, tradimento, scambi di persona, cospirazioni. Con incesto in offerta.

Il film adotta la versione oxfordiana: Shakespeare non è il figlio di un prosaico guantaio, ma Edward De Vere. Lo interpreta un ambiguo, sottilmente perverso Rhys Ifsans. Sempre truccatissimo è il diciassettesimo conte di Oxford, soprannominato “spear-shake”, letterato, dandy, consigliere del più stretto giro alla corte di Elisabetta. Che lo tiene come amante segreto e ignora che è suo figlio, uno dei tanti bastardi disseminati tra le dimore dell’aristocrazia inglese.

Una Elisabetta così affamata di sesso (cioè fa l’amore senza inibizioni regali) demolisce il santino della Regina Vergine e scandalizza anche i canzonatori più velenosi delle avventure sentimentali della Corona. Il critico cinematografico del Guardian, per esempio, giornale progressista, si è sentito oltraggiato. Consolandosi solo assistendo al prodigio scenico della macchina attoriale di Vanessa Redgrave e Joely Richardson, madre e figlia nella vita come sullo schermo per interpretare la Regina.

Non mancano intrighi a palazzo e teste mozzate. Quella che rotola con più fragore appartiene a Robert Devereux, conte di Essex, favorito e altro amante della Regina caduto in disgrazia. E maldestro organizzatore di un colpo di Stato fallito per detronizzare Elisabetta e sostituirla con Giacomo VI di Scozia. E’ riportato nelle cronache del tempo che, il 7 febbraio del 1601, la sera prima, commissionò un allestimento del Riccardo II al Globe Theatre, sperando che, ispirata dalla scena della deposizione del re, la folla eccitata lo seguisse l’indomani.

Il boia, però, gli impartì una dura lezione, anche il teatro più grande non serve alla causa della rivoluzione. Il suo arcinemico, Robert Cecil, in Anonymous un bigotto e protestante fanatico, nella realtà riuscì a chiudere l’epoca elisabettiana, trattò la pace con i cattolici e il Papa, riunì i regni di Scozia e Inghilterra con lo stesso Giacomo, stavolta James I Stuart.

E Shakespeare? Resta Anonymous, un prestesto storico, una biografia immaginaria, come lo sono tutte in fondo: magari si sarebbe stupito di sapere che Henry Wriothesley, conte di Southampton, destinatario quasi certo dei suoi Sonetti amorosi, è nel film figlio suo misconosciuto concepito nientemeno che da Elisabetta in persona, per quanto un po’ distratta. Sempre che sia stato William Shakespeare, battezzato e sepolto in Stratford-upon-Avon, a scrivere i Sonetti.

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Warsamé Dini Casali