ROMA, 21 GIU – Un coltellino 'buono per tagliare le mele'. Cosi' fu definita durante il processo, l'arma con cui l'anarchico lucano di 29 anni, Giovanni Passannante, attento' alla vita di Umberto I (che ne usci' solo con un 'graffio') a Napoli il 17 novembre 1878. La sua tragica storia e i riflessi oggi vengono raccontati da Passannante, l'opera prima di Sergio Colabona, con Fabio Troiano, Ulderico Pesce e Andrea Satta, in uscita il 24 giugno distribuita da Mediaplex. Un film nato nel periodo del ritorno in Italia, dopo l'esilio, dei Savoia e a cui si affianca una raccolta firme, iniziata da un mese, promossa dal cast, per 'cacciare' dal Pantheon le tombe degli ex regnanti.
''E' una nostra battaglia personale, perche' non riteniamo i Savoia padri della patria degni di stare dove dove riposano grandi personaggi come Raffaello Sanzio e Annibale Carracci. Ma e' staccata dal film, non vogliamo si pensi sia uno strumento per farci pubblicita'''. Tornano pero' sull'importanza della petizione Ulderico Pesce (che raccoglie le firme sul suo sito), pluripremiato autore, regista e attore teatrale e Andrea Satta, frontman dei Tetes de Bois. I due, insieme a Alessandro De Feo de L'Espresso, hanno portato avanti da fine anni '90, la battaglia, vinta nel 2007, di togliere dal museo criminologico di Roma, il cervello e il cranio di Passannante, che li' erano esposti, e ottenerne la sepoltura nella sua terra. Un percorso che Pesce e Satta hanno raccontato nello spettacolo teatrale dedicato all'anarchico che fa da base al film. Nella pellicola, che ha fra gli altri interpreti, Luca Lionello, Alberto Gimignani, Bebo Storti e in un cameo Citto Maselli, il presente dello spettacolo si intreccia alla storia di Passannante (interpretato da Fabio Troiano), nato in Basilicata, a Salvia (paese che il giorno dopo l'attentato fu costretto a cambiare nome in Savoia di Lucania, rimasto ancora oggi), in un sud che a fine '800 era nella poverta' piu' nera. Dopo l'attentato al re, concepito, pare, non per uccidere ma per far nascere un dibattito pubblico sulle iniquita' dell'Italia monarchica, viene arrestato, torturato e condannato a morte. Pena poi commutata nell'ergastolo. Per oltre 10 anni e' recluso come un sepolto vivo a Porto Ferraio in una minuscola cella (non poteva starci in piedi) sotto il livello del mare, al buio e incatenato a 18 kg di ferro, dove diventa cieco e pazzo. Dopo la morte, nel 1910, viene decapitato e il cervello e il cranio finiscono a Roma, dove rimangono per quasi 90 anni. ''Passannante per me e' un eroe. Era un uomo che lottava per gli altri, per ottenere giustizia ed equita' – dice Pesce -. E' importante raccontare la sua storia soprattutto oggi, in un'Italia dove a parlare sono tronisti senza talento e senza merito, dove tutto e' corruzione e intrallazzo''.
All'inizio ''quando Sergio ci ha offerto di fare il film, tremavamo vista la sua esperienza da regista tv per trasmissioni come Il Grande fratello. Ma tra noi e' nato subito un bel rapporto''. Passannante ''per noi e' Carlo Giuliani, e' Guantanamo, rappresenta chi sta in carcere ingiustamente – aggiunge Andrea Satta, cosceneggiatore cointerprete e autore con i Tetes de Bois delle musiche -. E' stato torturato e sepolto vivo dai Savoia, capaci di atti come le leggi razziali, il cui nipote oggi balla in tv e va a cantare sul palco di Sanremo. Uscire d'estate certo non permettera' di avere un grande pubblico ma sarebbe importante che questo film arrivasse nelle scuole''.