Selvaggia Lucarelli contro Checco Zalone: vietate ai minori “Sole a Catinelle”

Selvaggia Lucarelli contro Checco Zalone: vietate ai minori “Sole a Catinelle”

ROMA – Selvaggia Lucarelli contro Checco Zalone: i film dell’attore di Capurso (l’ultimo, Sole a Catinelle, sta sbancando i botteghini) sarebbero secondo la Lucarelli da vietare ai minori, soprattutto ai figli di genitori divorziati.

La conduttrice di Celebrity Now si riferisce a una condizione che conosce bene, perché nel 2007 ha divorziato da Laerte Pappalardo, padre di suo figlio Leon, otto anni.

“Lo dico subito così mi levo il pensiero: a me il film di Zalone ha fatto ridere. E pure se non mi avesse fatto ridere, direi che mi ha fatto sbellicare dalle risate, perché preferisco passare per trafficante d’armi che per radical chic. […] Tutta questa premessa per arrivare però a dire tutt’altro, ovvero che secondo me l’unica cosa che andrebbe sottolineata sul film del buon Checco, è che il suo successo si fonda anche e soprattutto su un equivoco.

L’equivoco, che poi è quello impresso sulla locandina, è il seguente: è la storia di un papà e di suo figlio e quindi è sostanzialmente un film adatto a grandi e bambini. […] Insomma, porti tuo figlio a vedere Zalone e gli fai fare due risate sane, senza pretese. Era successo con Cado dalle nubi e con Che bella giornata (a proposito, ma i titoli meteo chi glieli fa, Giuliacci?), per cui ero certa che Sole a catinelle fosse ancora più adatto a un pubblico giovanissimo. Sbagliavo. […] Mio figlio s’è divertito, ha riso molto, ma da un certo momento in poi s’è incupito. Il motivo è semplice: mio figlio è uno dei tanti bambini figli di genitori separati e il film, tra una gag e l’altra, racconta una separazione con un figlio di mezzo. […] Il film di Zalone racconta ai figli cose che i figli di separati non dovrebbero sapere: l’astio che si può provare per un nuovo compagno, la sofferenza nel suddividersi i giorni di vacanza, la preoccupazione di offrire meno dell’altro genitore, i danni che possono fare genitori assenti e anaffettivi. E il tutto, naturalmente, senza una struttura narrativa che conduca il bambino che vede il film da qualche parte. Si liquidano questioni delicate con battute che fanno ridere gli adulti e che a un figlio di genitori separati come il mio, pongono delle questioni importanti.

Quando Zalone dice che il nuovo compagno della mamma è un coglione o piange come uno scemo perché il figlio preferisce andare in vacanza con amici o spiega al bambino i vantaggi che avrebbe nello scegliere di andare a vivere con lui (con me a letto tardi e bibite gassate), il comico barese fa una di quelle cose che i padri e le mamme separati dotati di buonsenso, non vorrebbero mai fare: raccontare cosa accade dietro le quinte di un altro film, un film serio, chiamato «separazione». […] Se poi vogliamo dirla tutta, anche la scena in cui chiama «vecchia zoccola» la maestra del figlio o quella in cui il figlio pensa che stia avendo un rapporto orale con la sua nuova amica, non sono proprio cose che hai voglia di spiegare a tuo figlio, ma non mi va di fare la beghina, anche se un dubbio m’è rimasto: che idea ha dei bambini Zalone?[…]

E mi scusi il buon Zalone se m’è toccato il ruolo della Mereghetti del Telefono Azzurro, ma proprio perché gli è nata Gaia da poco e perché mi fa ridere senza snobismi e pregiudizi, sono certa che mi capirà. Finchè ci si riesce, ai bambini si prova a raccontare la parte migliore della vita. Gli si racconta il sole a picco. Hanno tutta l’età adulta per scoprire quello a catinelle”.

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