Successo, scontato, di Roberto Benigni al Festival di Sanremo. L’attore ha oscurato, per chi non ha seguito la diretta, canzoni e cantanti e anche Bonolis. Tradotto in numeri. La prima parte della serata, quella del Festival vero e proprio, è stata seguita da oltre 14 milioni di italiani, escluso, a quanto pare, il presidente della camera e leader massimo di An, il quale sembra trovarsi poco in sintonia con i gusti delle masse popolari: e che masse, a giudicare dai numeri.
Bonolis, e Fabrizio del Noce, cui tocca la responsabilità “politica”, nel bene e enel male, hanno vinto alla grande nel confronto con l’anno scorso (Pippo Baudo), con 4,6 milioni di spettatori in più. Lo stesso vale per la share dell’audience, che è stata del 47,1%, pari a 12,1 punti in più del 2008.
Naturalmente ha stravinto Benigni, che è stato seguito da 15,4 milioni di italiani, pari al 55,5% di quanti guardavano la tv in quel momento in Italia.
La performance di Benigni è stata divertente, anche se per molti aspetti scontata. Quasi tenero verso Veltroni (“Walter rialzati”), non più cattivo del solito con Berlusconi: sparisci dall’Italia, vai su un’isola lontana con Apicella, mandaci solo dischi e video. Fai come Mina e Osama Bin Laden, che non si fanno mai vedere e mandano solo video.
Berlusconi non può che ringraziare Benigni, perché la presa in giro alimenta il mito. Quando dice che al cavaliere, in realtà, non interessa la Sardegna, ma la “Corsica, dove ha tutti i parenti, che discendono da Napoleone”, c’è da giurare che non pochi dei milioni di telespettatori abbiano assentito, convinti.
Nelle febbrili ore precedenti l’inizio della serata, a Roma, si consumavano le ultime battute di uno psicodramma alll’italiana, la polemica sull’accordo tra la Rai e Benigni per Sanremo. L’accordo non è male dal punto di vista aziendale: il compenso di Benigni è stato di 350 mila euro, che però non sono stati materialmente sborsati dalla Rai, ma compensati con la cessione dei diritti sull’uso delle prestazioni dell’attore alla tv Rai per la riproduzione in dvd nei prossimi cinque anni.
Su questo si è scatenata una polemica, alimentata da Carlo Nardello, successore alla direzione di Rai – trade di Agostino Saccà, ex potentissimo direttore di Rai- fiction, andato in pensione in questi giorni. In una lettera ai vertici Rai, Nardello sostiene che si sarebbe potuto ricavare molto di più. Ha cavalcato la polemica il capo dei senatori Pdl Maurizio Gasparri, molto attivo in questi giorni sui temi Rai, minacciando di azioni di responsabilità il direttore generale uscente dell’azienda di Stato.
Cè da dubitare molto che, in questi tempi di crisi, che non risparmiano certo nemmeno il mercato dell’home video, la Rai avrebbe ricavato, nei prossimi cinque anni, tanto di più da quei diritti, sulla cui cessione, peraltro, Bonolis avrebbe sempre e comunque avuto un diritto di veto.
Intanto blog e siti internet hanno avviato la polemica sui compensi, per contanti o virtuali, di Benigni e Bonolis. E’ difficile, se uno è disoccupato, in cassa integrazione o senza posto fisso, capire le ragioni della pubblicità e collegare il prezzo della performance al valore dei ricavi che ha portato. Ma il mercato, se ci crediamo, è anche questo.