“Too much Johnson”, il primo film di Orson Welles ritrovato a Pordenone

“Too much Johnson”, il primo film di Orson Welles ritrovato a Pordenone (in foto la locandina della piece cui è ispirato)

PORDENONE – Non è Quarto Potere la prima prova cinematografica di Orson Welles (se non si menziona una breve parodia avant-garde di 8 minuti, quasi uno scherzo). Tre anni prima, nel 1938, aveva girato tre piccoli film poi integrati a corredo di una piece teatrale. Di “Too much Johnson” non se ne era più saputo nulla, specie dopo l’incendio della sua villa a Madrid. A ottobre potremo rivederlo, rimesso a nuovo e restaurato nel suo glorioso bianco e nero a Pordenone alle Giornate del Cinema Muto. Sì perché, nonostante il sonoro avesse già da anni ucciso il muto, Welles si impose questa scelta stilistica. E perché “i troppi Johnson”  sono stati ritrovati proprio qui, in Friuli, dimenticati in un vecchio scatolone di uno spedizioniere. Nel 2005, per fare spazio in magazzino, lo spedizioniere reclama qualcuno che prenda in carico la pellicola. Allora non si sapeva ancora che contenesse un  tesoro.

Ci vorrà l’intervento determinante della Cineteca del Friuli, del laboratorio di restauro Hagefilm Digital di Amsterdam, della George Eastman House di Rochester e soprattutto della generosità della National Film Preservation Foundation (creata dal Congresso degli Stati Uniti) perché quel film perduto torni a vivere, rivelando un altro aspetto della genialità di Welles. (Paolo Mereghetti, Corriere della Sera)

“Predating Kane”, commenta il New York Times in prima pagina. E infatti il protagonista è lo stesso Joseph Cotten, narratore di Quarto Potere. Il film, una complicata vicenda in cui al vero Johnson se ne affiancano altri due fittizi, nasce appunto come spiegazione filmica introduttiva dei tre atti della commedia scritta da William Gillette, peraltro rivelatasi un fiasco. Welles, impegnato con la radio (prima dello scherzo radiofonico della Guerra dei mondi che scatenò il panico per l’imminenza dell’invasione dei marziani) e con varie direzioni teatrali, trovò il tempo per completare e integrare i tre piccoli film (mezz’ora in tutto). Ma senza soldi, come al solito. Un ritrovamento perfettamente coerente con l’avventurosa storia produttiva di uno dei pochi geni degni di questo nome.

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Warsamé Dini Casali