VENEZIA, 03 SET – Non un film psicologico ''ma onirico su rapporti essenziali, su chi e' un padre, chi e' una figlia, e chi diventa, dopo che lui l'ha lasciata vivere in una sorta di prigione''. Cosi' la regista belga Chantal Akerman descrive La folie Almayer, il dramma tratto da La follia di Almayer, il primo romanzo di Joseph Conrad, presentato oggi fuori concorso alla Mostra di Venezia.
Nel film Kaspar Almayer (Stanislas Merhar, gia' interprete per la regista di La captive, oltre 10 anni fa), e' ormai il disilluso proprietario di una stazione commerciale in rovina nel sud est asiatico. L'unica gioia della sua vita e' la figlia Nina (interpretata da adulta da Aurora Marion), avuta da una donna malese, sposata solo per interesse, perche' figlia adottiva del ricco capitano Lingard. Quando il nonno della bambina decide di mettere Nina in un collegio in citta', per farle avere ''l'educazione dei bianchi'', l'equilibrio gia' fragile di Kaspar inizia a crollare. Gli anni in collegio per Nina, umiliata costantemente perche ''una mezzosangue'' sono traumatici e quando anni dopo torna a casa, il suo solo desiderio e' scappare. L'occasione gliela offre un giovane criminale, Dain (Zac Andrianasolo).
''Il padre non vive per donare qualcosa alla figlia, ma lei gli serve per esistere. Assorbe da lei la gioia di vivere – ha spiegato la Akerman-. Molti padri si dicono sollevati quando le figlie si sposano ma in realta' credo vivano qual momento come una perdita''.
Questo, spiega la regista ''e' il primo libro di Conrad ma sono gia' presenti tutti i temi del suo immaginario''. Il film e' stato girato in Cambogia ''non in Malesia dove e' ambientato, perche' era necessario staccarsi dal libro''. Per lei La folie Almayer ha costituito ''un'esperienza dura, ma anche il film piu' facile da girare. Rispetto al passato ho lasciato gli attori molto liberi e loro erano un po' preoccupati perche' non gli davo indicazioni. Credo sia stato il girare in una foresta a farmi cercare questa maggiore liberta'''. Secondo la cineasta nel film ''la madre, il padre, la figlia, anche Dain, sono tutti vittime, dei loro pregiudizi, della loro impotenza''.