Cinema. Vivien Leigh, la Rossella O’Hara di Via Col Vento, oggi avrebbe 100 anni

Vivien Leigh in Via col Vento

USA, HOLLYWOOD – “Domani è un altro giorno”. Poche parole, fissate nell’immaginario collettivo cinematografico, che l’hanno proiettata per sempre nell’Olimpo delle dee di Hollywood. Quelle che non si dimenticano, quelle che rimangono belle e inarrivabili. Anche a 100 anni dalla nascita.

Vivien Leigh, l’inquieta Vivien (all’anagrafe Vivian Mary Hartley, nata il 5 novembre del 1913 in India, dove visse fino a 6 anni da genitori inglesi, e morta nel 1967 a Londra, a soli 54 anni per i postumi di una tubercolosi curata male), sarà sempre miss Rossella O’Hara, la volitiva, ribelle e audace protagonista, accanto all’altrettanto audace Rhett Butler-Clark Gable, del kolossal del 1939 Via col Vento: un’interpretazione intensa, per la quale dovette modificare il suo accento inglese con quello della profonda America del sud, che le valse la statuetta dell’Oscar e una notorietà immediata.

Una fama, però, che lei, attrice di teatro sui palcoscenici londinesi, che fosse nelle commedie di George Bernard Shaw o nelle tragedie shakespeariane diretta dal grande amore della sua vita, l’attore e regista Laurence Olivier, suo secondo marito, con il quale lavorò in diverse occasioni sia al cinema che a teatro, soffriva non poco. “Io non sono una star del cinema – dichiarò dopo il clamore suscitato dal film – io sono un’attrice. Essere una star del cinema, solo una star del cinema, è una vita così finta, vissuta solo per finti valori e per la pubblicità. Le attrici vanno avanti per cos� tanto tempo e ci sono sempre ruoli meravigliosi da interpretare”.

Vivien era affascinata dal grande schermo, senza amarlo visceralmente come le era capitato per il teatro (nella sua carriera alla fine sono solo una ventina le pellicole in cui recitò), eppure il cinema amò lei, tanto da regalarle un altro Oscar nel 1951 per il difficile ruolo di Blanche Dubois (già interpretato a teatro, diretta da Olivier), accanto a Marlon Brando, in ‘Un tram chiamato desiderio’ di Elia Kazan. Si racconta che l’attrice fosse entrata nella parte a tal punto da non essere più in grado di scindere il personaggio dalla vita reale e che quando i medici poco prima della sua morte le chiesero come si chiamasse, lei rispose: Blanche Dubois.

Ma la sua vita, soprattutto quella privata, non fu tutta luci e paillettes. Visse sempre sul confine tra sanità mentale e follia, tra crisi maniaco depressive, disturbi bipolari e malattie fisiche che incisero non poco anche sulla sua vita professionale. Era una donna piena di contraddizioni, dalla doppia personalità: poteva passare dalla passionalità alla violenza o alla cattiveria senza soluzione di continuità. Solo il teatro, come lei stessa affermava, le dava equilibrio.

E anche il rapporto con Laurence Olivier, che sposò nel 1940 dopo il divorzio dal primo marito, Leigh Holman, che non voleva rassegnarsi alla storia d’amore tra i due, fu piuttosto turbolento fino nel 1960 per le liti scatenate dalle profonde depressioni e dalle crisi maniacali ripetute dell’attrice. Vivien Leigh si sposò una terza volta, nell’anno stesso del divorzio da Olivier, con l’attore Jack Merivale. Fu lui, nel 1967, a trovarla morta in casa. Nel 2006, quasi 40 anni dopo la sua scomparsa, è stata eletta da un sondaggio la più bella britannica di tutti i tempi, davanti a Elizabeth Taylor e Catherine Zeta-Jones.  E nel 1999 l’American Film Institute le assegnò il sedicesimo posto nella graduatoria delle più grandi attrici cinematografiche di tuti i tempi

E’ stata cremata al Golders Green Crematorium e le sue ceneri furono sparse nel lago presso la sua casa, Tickerage Mill, nei pressi di Blacboys, in Inghilterra.

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lgermini