
ROMA – Oggi parliamo del sequel naturale di un grande cult movie anni ‘90. Si tratta di Trainspotting 2, pellicola del 2017, diretta dal grande Danny Boyle. Avevamo lasciato i 4 protagonisti al 1996, Mark “Rent Boy”, Simon “Sick Boy”, Daniel “Spud” e dulcis in fundo Francis “Franco” Begbie. 20 anni dopo Mark torna ad Edimburgo dove ritrova i suoi 3 vecchi amici, tra regolamenti di conti, nostalgia del passato e nuove bizzarre vicende, o se preferite disavventure. CLICCA QUI PER ALTRE RECENSIONI.
La regia di Danny Boyle è subito ben riconoscibile. In questo film torna ai canoni registici di 20 anni fa seppur con pochi cambiamenti ma sostanziali, contando i numerosi successi ottenuti nel mentre con “28 giorni dopo”, “The millionare”, “127 ore” e il film biografico “Steve Jobs”, per citarne solo alcuni. Dunque la regia di Boyle, in questo film, viaggia sulla stessa linea d’onda del precedente capitolo, senza però raggiungere quel certo tipo di ricercatezza visiva, ma più semplicemente rimarcandola in modo non del tutto incisivo. Utile però, per capire il suo percorso artistico, e le differenze stilistiche di un cinema anni 90 e quello di oggi, ricercatezza contro consapevolezza.
I protagonisti si rincontrano dopo 20 anni, ma nulla effettivamente sembra cambiato: stessi problemi, le stesse paure, le stesse speranze, ma stavolta la gioventù è superata. Non sono più giovani, la loro vita è passata loro davanti come un treno in corsa e non se ne sono accorti. La bravura di Danny Boyle sta tutta qui, la spietatezza della narrazione e dei suoi personaggi, non ci sono sconti, neanche per gli eterni giovani. Una cosa forse inaspettata ma assolutamente funzionale
Trainspotting 2 è un buon film, magari non riesce a raccontare il proprio tempo come invece fece il primo capitolo, ma di sicuro merita la visione. Una pellicola ben strutturata nei minimi dettagli, che nasconde dietro qualche risata facile e qualche gag, un significato ben più profondo, ma non del tutto nascosto se guardato con la giusta attenzione.