GRAN BRETAGNA, LONDRA – “Il Regno Unito deve rimanere un membro dell’Unione Europea o uscire dall’Unione Europea?”. E’ la domanda a cui decine di milioni di britannici sono chiamati a rispondere nel referendum sulla Brexit del 23 giugno.
E le alternative sono due: “Remain” o “Leave”, cioè dentro o fuori, una parola per decidere la storia. Ecco alcune caratteristiche e dati di questo voto cruciale:
– Chi può andare alle urne? I cittadini britannici, irlandesi e del Commonwealth che vivono nel Regno Unito e quelli residenti a Gibilterra che abbiano compiuto 18 anni, oltre a coloro che siano espatriati dal Paese da non più di 15 anni. A differenza del referendum sull’indipendenza scozzese del 2014, non sono stati ammessi invece i sedicenni. Esclusi inoltre i cittadini dei Paesi Ue residenti in Gran Bretagna, che votano alle elezioni europee e amministrative.
– Quanti sono gli elettori? Su una popolazione di oltre 64 milioni di persone si può stimare in circa 50 milioni il numero di cittadini registrati nelle liste elettorali entro i confini del regno. Qualche intoppo c’è stato nelle registrazioni, per un blocco tecnico-informatico delle ultime ore. Alla fine i termini di scadenza delle procedure sono stati estesi.
– Che età hanno? L’età media degli elettori è calcolata intorno ai 40 anni. I giovani di età compresa fra 20 e i 34, pari a un 20% della popolazione, sono considerati più europeisti, mentre a 43 anni è indicata da alcune ricerche una sorta di punto di svolta e gli over 60, circa il 23% della popolazione, appaiono decisamente predominanti i pro Brexit.
– Religione e identità . Circa il 60% della popolazione britannica si definiva cristiana nell’ultimo censimento ufficiale, quello del 2011, mentre gli islamici erano il 5%, seguiti dagli appartenenti ad altre fedi (induisti, buddisti, ebrei). Dal punto di vista etnico, prevalevano ancora a livello nazionale gli anglosassoni, con un 87% degli abitanti indicati come “britannici bianchi”, ma con gli asiatici in forte crescita fino a circa il 7% della popolazione. Dati peraltro in via di rapida evoluzione in questi ultimi anni e molto diversi in aree urbane come Londra, dove i musulmani sono già attorno al 15%.
– Quante sono le circoscrizioni per il referendum e come sono suddivise? Il Regno Unito è ripartito in 382 circoscrizioni, 326 in Inghilterra, 32 in Scozia, 22 in Galles, una in Irlanda del Nord e una a Gibilterra. Da questi numeri si capisce già il peso delle varie entità del Paese. Gli euroscettici si concentrano in Inghilterra (che da sola conta oltre l’80% della popolazione), mentre Scozia e Irlanda del Nord sono in prevalenza filo-Ue.
– Le quote per gli scommettitori. Le indicazioni dei bookmaker oscillano a seconda di sondaggi e umori. Ma in generale danno in pole il fronte ‘Remain’, pagato oggi in media a circa 1,3 contro il 3,5 di ‘Leave’. Un vantaggio non enorme, ma superiore ad esempio a quello concesso per ora di stretta misura a Hillary Clinton su Donald Trump per le presidenziali Usa. E comunque da prendere con le molle se si considera che il Leicester di Claudio Ranieri, quest’anno campione d’Inghilterra, era dato all’inizio della stagione calcistica a 5.000 contro uno: più del doppio della quota accordata a chi si fosse presentato agli allibratori col mostro di Loch Ness al guinzaglio.