Aborto, la Corte di Strasburgo: “Proibito paragonarlo all’Olocausto”

La Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo

Chi paragona l’aborto all’olocausto può essere condannato per diffamazione: lo ha stabilito oggi, 13 gennaio, la Corte europea dei diritti dell’uomo. Il caso in questione risale al 1997 quando due attivisti antiabortisti distribuirono, davanti a un centro medico di Norimberga, dei volantini in cui definivano il medico che vi operava uno ”specialista dell’omicidio” e si parlava di ”bambinocausto”. La città di Norimberga citò per diffamazione gli attivisti per conto del centro medico e del dottore. Assolti in primo grado, gli attivisti furono invece condannati in tutti gli altri gradi di giudizio.

In particolare la Corte Costituzionale Federale sottolineò che i due attivisti non si erano limitati a criticare in modo generico la pratica dell’aborto ma avevano direttamente attaccato il medico, di cui avevano violato gravemente il diritto all’identità personale con il riferimento all’olocausto.

Oggi i giudici di Strasburgo hanno sposato questa tesi, sostenendo che le autorità hanno bilanciato correttamente il diritto degli attivisti con quello del medico. I due ricorrenti hanno comunque ottenuto dalla Corte di Strasburgo una condanna delle autorità tedesche per la durata del loro procedimento, più di sei anni e mezzo solo per un grado di giudizio.

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Maria Elena Perrero