
ROMA – Aerei, ritardi: rimborso scatta all’apertura del portellone e non all’atterraggio. Quando l’aereo fa ritardo, la compagnia è obbligata a rimborsare il biglietto dei passeggeri a partire dall’apertura del primo portellone. E’ quanto ha stabilito la Corte Europea di Giustizia che ha imposto nuovi criteri nel calcolo delle ore di ritardo. Prima, il rimborso scattava all’atterraggio, cioè quando l’aereo toccava terra e spegneva i motori. Ma, l’esperienza di ognuno insegna che tra l’eventuale applauso al pilota e l’effettiva possibilità di uscire dal velivolo può passare parecchio tempo (e di impaziente attesa).
E’ un problema aeroportuale che riguarda l’organizzazione dello scalo: dalla torre di controllo che guida l’aereo alla sua postazione finale, alla predisposizione della scaletta e degli autobus o dei finger (gestiti dalle compagnie più grandi o da ditte appaltatrici). Una responsabilità condivisa che, però, non deve penalizzare i diritti dei consumatori. La sentenza della Corte europea che fa giurisprudenza è intervenuta sul ritardo di un volo della compagnia Germanwings da Salisburgo (Austria) a Colonia/Bonn (Germania).
L’aereo era atterrato con 2 ore e 58 minuti di ritardo ed era giunto al parcheggio dopo 5 minuti: il passeggero ha chiesto il rimborso perché il ritardo oltre le tre ore gli dava diritto, in base a una precedente sentenza della Corte, a un rimborso di 250 euro. A parere di Germanwings invece, essendo l’atterraggio avvenuto entro le tre ore, il rimborso non era dovuto. La Corte ha dato ragione al passeggero con la seguente motivazione:
La situazione dei passeggeri non cambia sostanzialmente né quando le ruote dell’aereo toccano la pista di atterraggio, né quando l’aereo raggiunge la posizione di parcheggio, dato che essi continuano ad essere soggetti, nello spazio chiuso in cui si trovano, a diverse limitazioni. È solo nel momento in cui i passeggeri sono autorizzati a lasciare il velivolo, e in cui è dato a tale scopo l’ordine di aprire i portelloni dell’aereo, che i passeggeri cessano di subire tali costrizioni e possono in linea di massima riprendere le loro attività abituali.