Togliatti e Churchill: sono i due poli della vita dell’agente segreto “Rosso”, alto dirigente del Partito comunista italiano con rapporti confidenziali con i servizi britannici (il Sis, o MI6).
La su storia, riportata dal Corriere della Sera, viene raccontata nel libro di Keith Jeffery “MI6, the History of the Secret Intelligence Service”, introdotto da una prefazione di John Sawers, attuale capo dello spionaggio inglese.
Nel 1943 l’agente Rosso venne prelevato a Tunisi da Bruce Lockhart, responsabile MI6 per il Mediterraneo, e portato a Bari. La sua missione è “organizzare il partito nel sud dell’Italia”. Il piano rientra nella collaborazione dell’MI6 con il Pci nella mappatura dell’esercito tedesco e nei collegamenti fra la Resistenza nell’Italia occupata e le forze politiche nell’Italia liberata. Quello, insomma, che i servizi di sua maestà definivano “un matrimonio di convenienza”.
Nel marzo del 1944, la svolta di Salerno decisa da Togliatti segna la nascita di un governo di coalizione fra tutte le forze antifasciste e dell’assemblea costituente postbellica. Nello stesso periodo i contatti tra MI6 e Pci si intensificano. Rosso e un ufficiale britannico inserito nella sede provvisoria di Napoli tengono informato Lockhart. Pochi mesi dopo quell’ufficiale viene allontanato dallo stesso Togliatti, su ordine di Mosca.
Nel 1945 si consuma il “divorzio” politico tra Pci e MI6, che però rimane attivo a Bari, e fra il 1947 e il 1948 si oppone all’immigrazione ebraica illegale verso la Palestina, che aveva nei porti italiani il punto di partenza. Per abbattere le “navi clandestine” vennero anche mobilitati dei commando, con l’ordine di affondare le imbarcazioni “senza colpire i civili”. Gli obiettivi furono centrati. La segretezza sull’identità dell’agente Rosso è ancora custodita.