Una fossa comune, con i resti di almeno diciannove corpi, probabilmente prigionieri dell’ex regime comunista, uccisi con un solo colpo alla nuca, è stata trovata a pochi chilometri dalla capitale albanese Tirana, ai piedi di una collina abbandonata.
Ancora incerto il periodo nel quale sarebbe stata effettuata l’esecuzione e la sepoltura. Le ossa sono state consegnate agli esperti per poter risalire poi all’identificazione.
La scoperta è frutto di anni di ricerca da parte del figlio di uno delle centinaia e centinaia di ‘desaparecidos’ albanesi. Secondo i dati offerti dalle associazioni degli ex perseguitati politici, durante il regime del dittatore Enver Hocha oltre 5500 uomini e 450 donne vennero fucilati e impiccati per motivi politici.
L’uomo che ha trovato la fossa ha raccontato ai media, mantenendo l’anonimato, di aver localizzato la zona dopo il racconto di testimoni oculari e persone che avevano fatto parte del plotone di esecuzione.
Per quattro mesi ha scavato ininterrottamente. All’inizio sono state trovate tre scarpe, pezzi di calzini, poi le prime ossa e scheletri ritrovati a poca distanza uno dall’altro.
Il premier Sali Berisha ha parlato di «una triste notizia che nello stesso tempo è anche un appello che ci viene trasmesso dalla vittime, per non dimenticarsi dei crimini del comunismo».