DUBAI – In 47 tra medici e infermieri accusati di sostegno al movimento di protesta di febbraio-marzo nel Bahrein, hanno affermato, ieri, all'inizio del loro processo, che le loro confessioni sono state estorte sotto tortura. Lo hanno detto alcuni membri delle famiglie dei sanitari. Gli imputati hanno infatti potuto incontrare i loro parenti più stretti, per una mezzora, dopo l'udienza, per la prima volta dal loro arresto. Sono stati torturati anche per ''firmare delle dichiarazioni contenenti dichiarazioni false'', ha affermato uno dei familiari sotto la copertura dell'anonimato.
Medici e infermieri sono comparsi ieri davanti ad un tribunale istituito con le leggi d'urgenza promulgate dal re Hamad Ben Issa Al-Khalifa a metà marzo, alla vigilia della repressione del movimento di protesta.
Le violenze in Bahrein hanno fatto, secondo le autorità, 24 morti, tra i quali 4 poliziotti. Quattro manifestanti sono morti mentre erano detenuti. In totale 24 medici e 23 infermieri, che lavorano all'ospedale di Salmaniya, il più grande della capitale Manama, sono stati accusati a maggio, di ''incitamento al capovolgimento del regime''.
L'agenzia ufficiale BNA ha detto che 20 degli imputati, comprese quattro donne, sono accusati di possesso illegale d'armi, di aver occupato l'ospedale, di essersi impossessati di materiale sanitario, e di aver lanciato appelli per un cambiamento di regime. Gli altri, tra questi 5 donne, sono accusati di aver diffuso voci false sul numero delle vittime della repressione, e di aver preso parte a ''raduni''. La udienza estata aggiornata al 13 giugno.