BERLINO – Piovono sul governo tedesco le critiche per la gestione dell'epidemia di E. Coli, che non si fermano all'incapacità delle autorità sanitarie di scovare l'origine del batterio killer, bensì colpiscono lo stesso sistema di controlli della Germania, affidato in primo luogo alle regioni.
All'indomani dei primi risultati negativi dei test eseguiti sui germogli di soia, numerosi osservatori commentano che il paese e' male attrezzato per affrontare epidemie di questa portata a causa di una complessa struttura burocratica e di una ripartizione delle responsabilita' troppo frammentata a livello regionale.
I socialdemocratici (Spd) hanno chiesto oggi una task force nazionale ad hoc per combattere l'epidemia: serve una ''forza di intervento mobile'', ha detto il portavoce del partito per le questioni sanitarie, Karl Lauterbach. Ma il ministro dell'Agricoltura, Ilse Aigner (Csu), ha di nuovo respinto le critiche, rispondendo che il sistema di ''gestione delle crisi funziona. Le autorita' stanno concentrando tutte le loro forze nella lotta a questa epidemia'', ha aggiunto. E il portavoce dell'istituto federale per la valutazione del rischio (BfR), Juergen Thier-Kundke, ha spiegato che le autorita' sanitarie regionali 'sono obbligate a inviare i campioni al BfR solo se viene istituito un programma speciale di monitoraggio a livello nazionale oppure a livello di Unione europea''. Nel caso dell'epidemia di E. Coli, ''non c'e' un simile programma. Ne' a livello nazionale, ne' a livello europeo''.
