Nella vicina Olanda l’eutanasia per i minori è già ammessa, ma a partire dai 12 anni compiuti. In Belgio, accertato che la malattia sia alla fase terminale e con sofferenze fisiche non alleviabili, sarà uno psicologo esterno all’equipe medica curante a valutare la “capacità di giudizio” del bambino, che capisca cosa significhi morire. Dovranno essere gli stessi bambini a chiederlo, con l’accordo dei genitori. E già qui si pongono i primi dubbi pratici.
Cosa succederà se uno dei due genitori non sarà d’accordo? In un paese in cui circa 1.500 persone ogni anno ricorrono all’eutanasia, che rappresenta il 2% delle cause di decesso, e dove è stato anche proposto di costruire centri specializzati per la dolce morte, nei sondaggi degli ultimi mesi l’opinione pubblica si è dimostrata largamente favorevole alla revisione della legge. Il dibattito era cominciato alla fine del 2012. Il 27 novembre scorso, dal Senato, è arrivato il primo sì. Il via libera definito della Camera è stato dato con una maggioranza di quasi due terzi: 86 sì, 44 no, 12 astenuti. Durante la breve votazione elettronica, dalla tribuna del pubblico qualcuno ha gridato tre volte “assassini”.
Ed è stato in un silenzio assoluto che la Camera ha accolto la lettura ufficiale dell’ esito, già comparso sul tabellone luminoso. Il progetto di estendere la legge sull’eutanasia anche ai bambini è stato sostenuto da una maggioranza trasversale composta da socialisti, verdi, liberali, ma anche dagli indipendentisti dello N-Va che governano le Fiandre. Ma non sono mancate le obiezioni di coscienza tra liberali, verdi ed indipendentisti. I no, dai cristiano-democratici e dall’estrema destra del Vlaams Belang. Il dibattito parlamentare è stato trasmesso in diretta dalla tv nazionale Rtbf. Fino all’ultimo i cristiano-democratici tanto francofoni quanto fiamminghi, hanno fatto piovere nelle dichiarazioni di voto le critiche ad una legge “inutile”, “sbagliata”, “mal fatta”, di “portata più simbolica che pratica”. “Solo Dio può togliere la vita, non i deputati”, l’ultimo appello. Ed i vescovi belgi hanno espresso la loro delusione: “Un passo di troppo”. “Questa legge – hanno scritto – apre le porte all’estensione agli handicappati, ai dementi, ai malati mentali e magari anche quelli che sono stanchi di vivere”.