«In Pakistan il matrimonio è per la vita o per la morte». Aveva detto così Hammad Raza Syed, immigrato clandestino in Belgio, prima di sposare Claudia. Poi, quando lei ha chiesto il divorzio e l’affidamento del loro bimbo, Maxime, lui l’ha uccisa. Con la complicità di due fratelli l’ha fatta a pezzi e poi gettata in un fiume, chiusa in una valigia. È la storia di Claudia Lalembaidje, 32 anni, anche lei immigrata in Belgio dal Ciad. La ragazza scompare il 14 giugno scorso e subito sua mamma, preoccupata, segnala il caso al “Chi l’ha visto?” belga. Ma pochi giorni fa arriva il macabro ritrovamento, nel fiume Escaut. Nella valigia il corpo di Claudia, seminudo, il volto sfigurato e mani e piedi legati.
«Lui la picchiava – racconta la mamma della ragazza – ha cercato 3 volte di strangolarla perché non voleva che uscisse, che si vestisse normalmente». «Aveva lavorato alla Croce Rossa e il suo sogno era quello di aprire un asilo», dice Daniele Cardella, funzionario al Parlamento europeo ed ex fidanzato di Claudia. La loro storia era finita e lei si era sposata nel luglio 2008 con Hammad, che però ha subito mostrato maggior interesse al permesso di soggiorno che alla moglie. Hammad ora è in cella, come il secondo fratello. Il terzo al momento è in fuga.