BRISTOL – Bigamo si impicca dopo che la terza moglie lo caccia di casa: aveva scoperto che il marito aveva imbastito una nuova, quarta relazione mentre scontava la pena in carcere.
La storia di Adrian Linham, 44 anni, di Bristol, all’epoca della condanna ricevette l’attenzione dei media: fu sbattuto in prigione per 18 settimane per bigamia, quando nel 2014 la seconda moglie Liz, scoprì su Facebook le foto del suo terzo matrimonio celebrato nel 2007. Nozze che si erano svolte sulla stessa spiaggia in Messico, dove anni prima avevano vissuto la loro luna di miele.
La terza moglie, Hayley Totterdell, lo ha accolto a braccia aperte dopo il rilascio ma, quando ha scoperto che aveva una relazione con una donna di Cornwall lo ha sbattuto fuori di casa.
Durante la carcerazione, Linham aveva sofferto di depressione e, secondo l’indagine, quando Hailey ha chiuso definitivamente il loro rapporto, si è trasferito a casa della madre Anthea.
Il giorno della sua morte, il 28 marzo di quest’anno, Linham uscendo di casa ha salutato la madre:”Ti voglio tanto bene. Non devi più preoccuparti per me”.
A chiamare la polizia la sera, fu proprio la madre: la dogsitter Susan Yeo, aveva trovato suo figlio impiccato in una lontana fattoria.
Il medico legale, Peter Harrowing, ha constatato il suicidio e criticato la terapia per la depressione prescritta a Linham. Nel corso dell’indagine è emerso che la madre, preoccupata, aveva contattato il servizio assistenza per la salute mentale ma avevano fissato un appuntamento a distanza di 28 giorni.
Harrowing afferma: “I fattori di rischio, oltre al sovradosaggio, c’erano e avrebbe dovuto essere visitato molto prima”. “La signora Linham cercava aiuto. Ha capito che il figlio aveva bisogno di urgente aiuto. Le sue preoccupazioni, avrebbero dovuto essere prese in considerazione. Ha fatto di tutto per aiutarlo”.
Linham, sommozzatore, il più giovane di quattro fratelli, era già stato dato per disperso dalla madre il giorno precedente alla sua morte. Alcuni agenti, chiamati al suo indirizzo di Bristol, sul comò in camera da letto, avevano trovato un biglietto scritto con il sangue: “Scusa”.
Pochi giorni prima della sua morte, Linham era stato ricoverato in overdose da farmaci, in terapia intensiva: aveva cercato di togliersi la vita.
A Linham, fu diagnosticato un disturbo da stress post traumatico dopo essere stato vittima di bullismo in prigione e visto due carcerati impiccarsi nella cella accanto alla sua.
La depressione iniziò invece, dopo il divorzio dalla prima moglie: aveva scoperto che la donna aveva una relazione e gli impediva di vedere i due figli.
“Dopo aver scontato la pena, è uscito dal carcere ma era un uomo distrutto, senza autostima”, spiega la madre.