SARAJEVO, 28 OTT – Si chiama Jasarevic Mevlid, 23 anni, ed e' con ogni probabilita' un musulmano wahhabita, l'uomo che oggi ha sparato con un kalashnikov alcune raffiche contro l'ambasciata Usa a Sarajevo ferendo gravemente un poliziotto di guardia alla rappresentanza diplomatica. Anche se non vi sono particolari sulle motivazioni del gesto del ragazzo, i dirigenti musulmani di Bosnia hanno subito reagito affermando che si e' trattato di un ''attacco terroristico''. I wahhabiti sono integralisti islamici che praticano una particolare forma rigorosa di sunnismo diffuso in Arabia Saudita. Secondo testimoni oculari, l'uomo – con barba lunga e pantaloni 'turchi' stretti alla caviglia – ha sparato dalla fermata del tram di fronte all'ambasciata ed ha poi cercato di fuggire. In un primo tempo si era diffusa la notizia che fosse stato ucciso da un tiratore scelto della polizia ma e' stato solo ferito dalle unita' speciali accorse in forze subito dopo i primi spari e che hanno bloccato l'intera zona riuscendo poi ad accerchiare e arrestare l'uomo. L'agente ferito e' stato colpito alle gambe ed ha entrambe le caviglie fratturate, mentre un altro poliziotto sarebbe stato ferito alla testa.
Nato e residente a Novi Pazar, in Serbia, Jasarevic e' noto alla polizia per aver piu' volte visitato il villaggio di Gornja Maoca, nel nord est della Bosnia, una localita' situata in zona impervia e isolata abitata da una piccola comunita' di musulmani wahhabiti – una trentina di famiglie, che vivono secondo un'interpretazione restrittiva della sharia, fedeli all'islam radicale come quello praticato nell'Arabia Saudita.
L'anno scorso la polizia ha effettuato un blitz nel villaggio ed ha arrestato sette persone con l'accusa di minaccia all'''integrita' territoriale e alla Costituzione della Bosnia-Erzegovina e di promuovere l'odio etnico, razziale o religioso''. La comunita', secondo la stampa, e' stata fondata da alcuni ex mujaheddin, di quelli che durante la guerra (1992-95) erano venuti a combattere a fianco dei musulmani bosniaci, la maggior parte dei quali lascio' il paese alla fine del conflitto.
Sono rimasti coloro che hanno acquisito la cittadinanza bosniaca, per lo piu' sposando ragazze del posto, e che si sono dedicati alla diffusione della loro dottrina radicale ed integralista.