Burqa: in Gran Bretagna tre scuole lo impongono e scoppiano le polemiche

Centinaia di ragazze musulmane britanniche vengono obbligate dalle loro scuole – istituti per sole ragazze di fede islamica – a indossare il velo integrale – burqa o niqab – in una stretta religiosa e conservatrice che preoccupa i musulmani moderati.

Il Sunday Telegraph ha identificato tre scuole, una a Londra, una a Lancaster e una a Leicester, che per la loro uniforme pretendono il burqa o il niqab. Si tratta di istituti privati e indipendenti, frequentati da ragazze tra gli 11 e i 18 anni. Secondo alcuni esponenti musulmani moderati, si tratta di un obbligo che rischia di danneggiare le relazioni tra gli islamici e il resto della comunita’ britannica.

”E’ assurdo che le scuole applichino una tradizione ormai vecchia, che può inviare un messaggio dannoso, ossia che i musulmani non vogliono essere pienamente parte della società britannica”, ha dichiarato Ed Husain, co-direttore del think tank Quilliam, che si occupa di combattere l’estremismo, aggiungendo: ”Anche se non sta al governo dettare come i suoi cittadini si devono vestire, ci si dovrebbe comunque assicurare che queste scuole non siano finanziate o appoggiate con i soldi dei contribuenti britannici”.

”L’obbligo del niqab per le ragazzine – ha poi sottolineato Husain – non e’ una pratica diffusa tra i musulmani, sia in Gran Bretagna che in Paesi a maggioranza musulmana. E’ una tradizione morta che appartiene ad un altro secolo e a un altro mondo”. Una minaccia all’integrazione viene denunciata anche da Taj Hargey, imam e presidente della Muslim Educational Trust di Oxford, che ha detto: ”E’ una cosa preoccupante che crea precedenti pericolosi. Significa che alle bambine musulmani viene fatto il lavaggio del cervello per convincerli a segregarsi e a separarsi del resto della societa”’.

Vittima, in questo caso però vendicata, dell’islamismo estremo ‘made in Britain, è stata anche una donna musulmana che ha vinto una causa per ingiusto licenziamento intentata contro il suo datore di lavoro che aveva rescisso il suo contratto perche’ lei si rifiutava di coprirsi il capo con un velo. Masood Ghafoor, questo il nome del titolare di un’agenzia immobiliare, aveva accusato la dipendente Ghazala Khan, un’islamica non praticante di 31 anni, con nove anni di esperienza nel settore, di non essere ”una buona musulmana” e ne aveva addossato la responsabilità ai suoi genitori che le avrebbero dato troppa libertà. La donna ora ha ricevuto un indennizzo di oltre 13500 sterline.

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Lorenzo Briotti