ROMA – Accertamenti telefonici e setaccio delle banche dati per la comparazione dei Dna rilevati sul corpo della vittima. E una strana coincidenza. Nuovi elementi potrebbero portare nei prossimi giorni gli investigatori sulle tracce del presunto ‘collezionista di organi’, l’autore dell’omicidio di una donna il cui corpo è stato ritrovato in un campo lo scorso 8 marzo a Roma, privo di organi e senza testa né gambe. E la vicenda acquista un significato ancora più inquietante perché l’episodio delinea una sorta di ‘macabro anniversario’ di un altro omicidio atroce: esattamente 10 anni prima, il 9 marzo del 2001, il cosiddetto ”cannibale di Rotenburg” aveva compiuto un massacro simile in Germania.
In queste ore si cerca di ‘agganciare’ le celle telefoniche in zona Ardeatina, durante l’orario dell’abbandono del cadavere, tra la notte e l’alba. Una fascia temporale che potrebbe facilitare e rendere più rapida l’intercettazione dei passanti in zona che erano al telefono. La speranza è che l’assassino, dopo aver scaricato il corpo, abbia effettuato una chiamata nel raggio di alcuni chilometri. E negli uffici della squadra mobile continuano ad arrivare raffiche di segnalazioni e denunce di persone scomparse in Italia. Finora l’esito è negativo.
Nei prossimi giorni sono anche attesi i risultati delle analisi di laboratori sul materiale organico prelevato sotto le unghie della donna e quelli sui rilievi ambientali effettuati sul luogo del ritrovamento del corpo. Gli inquirenti proveranno anche a comparare i Dna rilevati sul corpo con quelli a disposizione nelle diverse banche dati delle forze dell’ordine. Gli investigatori, inoltre, lavoreranno anche sul cordoncino che trafiggeva il cadavere, per cercare di individuare tracce di tessuto ”epiteliale” e tracce biologiche del responsabile dell’omicidio. Inoltre comparazioni verranno effettuate anche su altri resti umani, non ancora identificati, che sono stati trovati a Roma negli ultimi anni.
L’episodio, che ha sconvolto la Capitale, presenta alcune analogie con il caso del ”cannibale di Rotenburg”, il criminale tedesco Armin Meiwes e tecnico di computer, protagonista di un episodio di cannibalismo in Germania, il 9 marzo 2001, esattamente 10 anni fa. Dopo aver inserito un annuncio sul web il 6 del marzo 2001, il cannibale fu contattato da un omosessuale disposto a farsi macellare e mangiare. Meiwes mutilò il pene della vittima e lo mangiò in sua compagnia, dopo averlo fatto saltare alla fiamma con aglio ed olio in un tegamino.
Infine, lasciatolo dissanguare per ore in una vasca da bagno, lo sezionò e ne congelò varie parti e gli organi, riservandosi il piacere di mangiarli. L’omicidio non sarebbe mai stato scoperto se Meiwes, condannato in appello all’ergastolo, non avesse pubblicato un nuovo annuncio su internet con l’intenzione di procurarsi altra carne umana. In Italia, invece, l’unico precedente risale alla fine dell’Ottocento ed è quello di Vincenzo Verzeni, accusato di avere ucciso e mangiato due donne.