Una coppia italiana ha abbandonato in Ucraina la figlia nata da una maternità surrogata. E’ stato il Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia (Scip) a gestire il caso, con il rientro della bambina giovedì a Malpensa da Kiev.
Articolo aggiornato alle 15:54
La bambina per ora è stata affidata a una famiglia piemontese. La pratica per l’adozione, intanto, seguirà il suo corso.
Sul caso è stato aperto fascicolo senza ipotesi di reato né indagati è stato aperto in procura di Novara. Dopo essere stati investiti del caso, gli inquirenti avevano fatto ascoltare la coppia, che aveva confermato l’intenzione di non volere prendere in consegna la piccina.
La denuncia della baby sitter
I genitori italiani erano andati in Ucraina nell’agosto del 2020 – in una delle parentesi concesse dal Covid per gli spostamenti aerei – per coronare il loro desiderio di avere un figlio attraverso una madre surrogata. Dopo il riconoscimento della bambina, la coppia è rientrata in Italia affidando la neonata a una baby sitter del posto. Al compimento del primo anno di vita della bimba, non avendo più notizie dai genitori e non avendo più ricevuto il compenso pattuito anche per il sostentamento della piccola, la baby sitter si è rivolta al consolato italiano per denunciare l’accaduto.
Il racconto della pediatra della Croce Rossa
“Aveva un profumo buonissimo – racconta la pediatra Carolina Casini che per la Croce Rossa ha svolto questa missione, la sua tredicesima – Ha dormito in braccio a me per due ore e mezza, ovvero per tutta la durata del viaggio. E’ bellissima. Per come si era presentata la missione avevano paura di trovare una piccola mal tenuta, non ben nutrita e deprivata affettivamente, ma non è stato così: la bambina è allegra e interagisce positivamente con gli adulti”. La tata invece, una donna di mezza età che l’ha accudita dalla nascita, “era disperata. Piangeva e così il suo figlio naturale di 17 anni. Ci ha consegnato le foto della bimba e ha chiesto di darle ai futuri genitori, così quando crescerà le potrà vedere”.
La pediatra racconta all’agenzia Ansa che la baby sitter “per motivi economici, non avendo più sovvenzioni, aveva problemi a occuparsi ancora della bimba, ma soprattutto non sapeva più giustificare la presenza della piccola nella sua vita: era preoccupata delle ripercussioni legali e ha quindi deciso di rivolgersi alle autorità”.
Carolina Casini per la Croce Rossa è stata in Mozambico, in Kenya, in Tunisia, a Gaza, in Israele, nel Mediterraneo “e il presidente Rocca ha pensato a me per questa missione, essendo io una pediatra. Ho subito accettato. La piccola si è lasciata coccolare, si è fidata di noi e la sua tata, seppure ‘mercenaria’ in un certo senso, è stata una fortuna nella sua vita sfortunata. Adesso sarà accudita come tutti i bambini del mondo dovrebbero esserlo, da due genitori e non perché qualcuno viene pagato. Chi abbandona il frutto della procreazione assistita viene perseguito dalla lege alla stregua di chi lo fa con i figli naturali”. Quando Carolina è scesa dall’aereo ha provveduto a “togliere i pesanti indumenti indossati dalla piccola perché quando l’abbiamo presa in Ucraina erano meno due gradi. E’ davvero una bella bambina allegra e vivace ed è stato bellissimo poterla tenere in braccio seppure solo per un viaggio”.