LONDRA (REGNO UNITO) – Lo studio di Mike Power, raccolto all’interno del libro “Drugs 2.0“, viene raccontato dal quotidiano britannico The Guardian. Il testo del giornalista analizza in che modo la rivoluzione informatica ha contribuito alla diffusione delle nuove droghe.
Come riporta il Guardian, effettuando ricerche on-line, si può arrivare ad estrapolare le formule per creare in casa sostanze illegali. La produzione della droga ha molto a che fare con la chimica organica, la ricerca scientifica e si muove su un piano di battaglia che lotta in una guerra di informazioni.
Gli utenti si riuniscono in comunità sul web per affrontare il modo migliore per produrre droga o acquistarla nella maniera più legale possibile, semplicemente trovando il modo per aggirare i controlli. “La questione è che le persone hanno iniziato ad assumere droghe nuove che le autorità nemmeno conoscono – scrive il Guardian – e l’assunzione avviene in modi che mai avrebbero creduto”.
Una nuova legge americana, ad esempio, vieta oltre alla produzione e alla vendita, anche la diffusione di informazioni su alcuni composti chimici e il divieto riguarda anche gli effetti di alcuni farmaci e il dosaggio. Questo dovrebbe servire a togliere potere a chi produce la droga. “Se è stato un problema scoprire che la carne di cavallo è stata etichettata come manzo, cosa accadrà se una persona assume un farmaco che viene descritto erroneamente dieci volte meno potente?”.
Ecco allora i “designer drugs“, i venditori di droga dei nostri giorni. Appassionati di chimica, alterano la struttura di molecole note quelle della LSD, MDMA per crearne di nuove. Uno degli ultimi esempi messi in commercio è quello del Mefedrone, che nasce come sostanza fertilizzante e viene utilizzato come droga sintetica stimolante: il 4-metilmetcatinone è finito sul mercato per rispondere alla carenza di MDMA e ha più o meno gli stessi effetti. Finché è rimasto legale, ha avuto una larga diffusione poi il divieto ha spinto i consumatori a fare quello che fanno di solito quando vengono privati di una sostanza stupefacente: cercano di sperimentare per trovare un altro prodotto chimico non ancora illegale che abbia gli stessi effetti.
Mike Power parla nel suo libro anche di alcune figure che hanno a che fare con il mondo della droga: Alexander Shulgin, chimico prolifico che ha inventato l’ecstasy e che ha introdotto il concetto di “museum dose” (la quantità di droga minima “per avere trip interessanti”) o John William Huffman che ha condotto una ricerca sui cannabinoidi sintetici rivelando: “Nessuno è mai morto di overdose di marijuana, al massimo porta a dimenticare dove si mettono le cose”.
