Quattromila le richieste di costituzione in parte civile, tremila i testimoni chiamati dalla difesa, 200 le parti civili già presenti, arrivate a Torino a bordo di cinque autobus. Sono questi i numeri del processo Eternit, che vede il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Jean Louis De Cartier, proprietari della multinazionale del fibrocemento, accusati in contumacia di disastro doloso per la morte dei 2.154 operai ammalatisi negli stabilimenti di Casale Monferrato (Alessandria) nel corso degli oltre vent’anni di attività dell’industria.
Il processo contro i re dell’amianto, giunto alla seconda udienza, è ripreso con due questioni di legittimità costituzionale e con alcune eccezioni di nullità delle citazioni avanzate dai legali delle difese. Fuori dalle mura del tribunale l’avvio del procedimento è stato accolto da uno striscione con la scritta “Giustizia per Eternit, no al processo breve”: il timore di alcuni è infatti quello di veder cadere in prescrizione le accuse nel caso in cui il disegno di legge, prossimo all’esame della Camera, diventi legge.
A rassicurare le vittime dell’Eternit è il sostituto procuratore Raffaele Guariniello, per il quale questa causa non ricadrà sotto la scure della prescrizione se il testo definitivo ricalcherà la stesura approvata al Senato. La norma sull’applicazione retroattiva del ddl, infatti, prevede l’estinzione dei processi relativi a fatti gravi che hanno effetti anteriori al 2 maggio 2006, mentre i reati contestati ai due responsabili di Eternit sono permanenti e perduranti. Inoltre il processo è già in corso, ed è dunque escluso dalla durata massima imposta dai legislatori per ciascun grado di giudizio.
*Scuola di giornalismo LUISS
