Se il paziente non vuole essere tenuto in vita si può staccare la spina. La Corte di giustizia tedesca si e’ espressa a favore dell’eutanasia passiva, stabilendo che l’interruzione di cure che mantengono in vita un malato contro la sua volonta’ non e’ punibile.
Nel caso specifico, un avvocato era stato condannato a nove mesi di reclusione con la condizionale per avere consigliato a una sua cliente di staccare i tubi dell’alimentazione che mantenevano in vita l’anziana madre, in coma da cinque anni.
In precedenza, la donna aveva detto alla figlia che, qualora fosse entrata in coma, non desiderava essere mantenuta in vita. Sentito il parere dell’avvocato, la figlia aveva tentato di tagliare i tubi, ma il personale della clinica era intervenuto e la signora era sopravvissuta altre due settimane, prima di morire per cause naturali. ”Staccare un ventilatore e tagliare un tubo dell’ alimentazione rientra nella categoria delle forme accettabili per interrompere il trattamento”, se c’e’ il consenso del paziente, ha detto il giudice della Corte, Ruth Rissing van Saan.
I VESCOVI “Determinante una differenziazione tra eutanasia attiva e passiva”. Il primo commento diffuso dalla Conferenza episcopale tedesca “a seguito della sentenza emessa oggi dalla Corte federale tedesca sulla legittimità dell’eutanasia qualora sia accertata la volontà del paziente”. La Conferenza episcopale, si legge in una nota, si riserva di sottoporre ad “analisi accurata e differenziata” le motivazioni della sentenza.
“In una situazione sempre più difficile, determinata soprattutto da una medicina ad alta tecnologia e da un diritto differenziato, per la Chiesa cattolica – spiegano i vescovi tedeschi – è determinante una differenziazione fondamentale tra eutanasia attiva e passiva. Essa rappresenta un sussidio etico indispensabile per decidere e ci sembra che non sia stata sufficientemente considerata ai fini della sentenza. Temiamo che questa situazione complessa possa determinare in seguito delicati problemi etici”. I vescovi fanno sapere che “questi dubbi fondamentali che sollevano ulteriori problemi in caso di una paziente in coma vigile, verranno analizzati dalla Commissione per la fede della Conferenza episcopale tedesca”
