PARIGI – ''La quinta Repubblica e' una Repubblica delle banane'', si chiede oggi in prima pagina il quotidiano Le Monde, all'indomani dell'esplosione di un ennesimo scandalo che vede i vertici politici francesi invischiati in trame oscure e cariche di interessi con paesi africani gravitanti nell'orbita delle sue ex colonie.
Robert Bourgi, 66 anni, un intermediario che aveva il ruolo di ''Monsieur Africa'' all'Eliseo ed e' oggi un consigliere solo informale di Nicolas Sarkozy, ne ha dette di tutti i colori su molti suoi ex datori di lavoro, a cominciare dall'ex presidente Jacques Chirac e dal suo delfino, l'ex premier Dominique de Villepin.
Il tutto e' contenuto in un libro del giornalista Pierre Pean che uscira' tra breve ma lo stesso Bourgi lascia capire che i 20 milioni di dollari di cui ha parlato e con i quali avrebbe riempito valigie destinate ai vertici francesi non sono tutto. Oggi ne ha avute anche per Jean-Marie Le Pen, l'ex leader del Fronte nazionale di estrema destra, che avrebbe finanziato la sua campagna presidenziale del 1988 con i soldi dell'ex presidente del Gabon, Omar Bongo.
I particolari evocati da Bourgi, che conferma tutto nonostante le probabili querele in arrivo da parte di Chirac e de Villepin, sono impressionanti almeno quanto assolutamente non dimostrabili da parte dell'avvocato-faccendiere: ''valuto in 20 milioni di dollari quello che ho consegnato a Chirac e de Villepin'', ha detto, aggiungendo che i finanziamenti occulti provenienti soprattutto da Senegal, Burkina Faso, Costa d'Avorio, Congo e Gabon sono stati la quotidianita' di quattro presidenze francesi su sei della Quinta repubblica: Pompidou, Giscard d'Estaing, Mitterrand e Chirac. Valigie, soprattutto. Ma anche ''regali'', come ''il bastone di maresciallo dell'Impero regalato da Mobutu'', defunto presidente dello Zaire, e l'orologio ''donato da Bongo'' a Chirac, ''che doveva avere 200 diamanti''.
Il Burkina Faso ha definito ''grottesche'' le accuse contro i suoi vertici, mentre la Costa d'Avorio ha parlato di ''pratiche storiche''. Gli analisti in Francia si dividono fra chi pensa si tratti di un ennesimo regolamento di conti fra il capo dell'Eliseo e il suo nemico giurato a destra, de Villepin, che lo minaccia anche in vista delle elezioni, e chi immagina un'ennesima puntata degli scandali della cosiddetta ''Franciafrica'', l'inestricabile nodo di interessi e influenza politico-militare che dagli anni Sessanta ha visto Parigi gestire nel modo piu' ambiguo il postcolonialismo francese nel continente africano.
