La Storia bussa alla porta della famiglia Plée, da generazioni proprietaria del Château de l’Écluse, un maniero di mattoni rossi nel cuore della Francia. Il castello fu acquistato da Fernand Plée nel 1941, ma quella che potrebbe sembrare una semplice compravendita nasconde in realtà una pagina decisamente scomoda della storia di famiglia, che il New York Times racconta in un articolo di Scott Sayare.
L’edificio era, infatti, appartenuto all’imprenditore parigino Émile Akar, di origini ebree, ma gli fu confiscato quando salì al potere il Governo di Vichy. La tutela del castello passò a un amministratore, Bernard Gulpin, nominato dalla General Authority for Jewish Questions, l’ente che aveva il compito di occuparsi dell’“arianizzazione” della Francia.
Il 27 novembre del 1941 Plée lo acquistò per 13.238 franchi (circa 6.500 dollari odierni). Gli Akar non ricevettero un soldo e il denaro andò a gonfiare le casse del Tesoro dell’amministrazione di Vichy. Dopo la liberazione, Plée non si dichiarò possessore di una proprietà confiscata a una famiglia ebrea, non la restituì – come avrebbe dovuto fare per legge – e rischiò per questo di finire in prigione o di dover pagare una salatissima multa.
Nessuno, però, se ne accorse per 65 anni. Finché, nel 2006, il sindaco della vicina cittadina di Salbris, Jean-Pierre Albertini, annunciò di voler costruire un deposito navale in un’area industriale vicina a quella su cui sorge il castello. I Plée fecero ricorso contro il progetto in tribunale. E allora il sindaco, nel corso di una ricerca sulle origini della proprietà, scoprì e svelò la storia del maniero.
La tesi dei suoi avvocati è, infatti, quella che i Plée siano semplici gestori e non proprietari dell’area e che quindi non abbiano il diritto di opporsi a un progetto messo a punto dall’amministrazione della città.
«Quella famiglia deve riappacificarsi con la storia – sostiene Albertini – Ma noi non vogliamo certo trascendere i confini della legge e passare alla vendetta, sia chiaro».
Nemmeno i discendenti della famiglia Akar, del resto, sembrano interessati a una “resa dei conti”. Hanno appreso di essere i legittimi proprietari del castello da Albertini, ma non sono interessati a reclamarlo perché, dicono, non saprebbero che farsene. Pensavano che il loro antenato lo avesse semplicemente venduto.
«A noi importa soltanto che la vera storia venga alla luce – spiega Jean-François Akar, bisnipote di Emile – Non ci vendicheremo su questi figli degli errori commessi dai loro padri. Non ha senso farsi giustizia punendo degli innocenti».
«Garantiamo il nostro perdono a chiunque ce lo chieda» aggiunge Jean-François. Ma finora nessuno della famiglia Plée – che rifiuta di commentare la vicenda – si è fatto vivo.
