
PARIGI – Svolta autoritaria nello scandalo Bettencourt: la Corte d’appello di Versailles ha condannato il sito d’informazione “Mediapart” a rimuovere tutti gli estratti o le trascrizioni delle registrazioni clandestine del maggiordomo di Liliane Bettencourt. Nastri che hanno fatto tremare tutta la Francia nei quali sarebbero documentate le pressioni e le angherie sull’attempata magnate di l’Oreal, 87 anni e non proprio presente a sé stessa, ma anche i suoi conti offshore e i versamenti in nero all’Ump, il partito di centro-destra capitanato dall’ex presidente Nicolas Sarkozy.
Uno schiaffo clamoroso alla libertà di stampa, dal momento che quello che è nato dalle pubblicazioni di quel 16 giugno 2010 è stato addirittura definito, dal New York Times, il Watergate di Francia.
La libertà di stampa francese vacilla sotto il fuoco incrociato dei procuratori che vogliono insabbiare e dei giudici istruttori che invece vogliono indagare. In mezzo stanno i giornalisti i cui telefoni vengono intercettati dai servizi e i cui computer risultano misteriosamente rubati. Ma soprattutto c’è Nicolas Sarkozy, accusato di far visite notturne a casa Bettencourt e di uscirne con valigette piene di euro per la sua campagna elettorale del 2007.
Il complesso Affaire Bettencourt, sviluppatosi in diversi filoni, era scoppiato con le accuse della figlia della Bettencourt a Banier, che a suo dire approfittò della debolezza fisica e psicologica della ricca ultraottantenne per ottenere diversi regali e somme di denaro. Le indagini hanno poi rivelato, anche grazie a una registrazione realizzata clandestinamente dal maggiordomo della donna, una serie di trasferimenti di capitali, occultamento di beni all’estero e altre transazioni dubbie. In particolare, Sarkozy, indagato lo scorso marzo, e Woerth erano accusati di aver ricevuto dalla miliardaria finanziamenti in nero per decine di migliaia di euro, destinati alla campagna elettorale che nel 2007 portò Sarkozy all’Eliseo.
Lo scandalo generato da questa accusa, insieme ad altre vicende di intrecci tra interessi finanziari, familiari e politici, aveva costretto il ministro Woerth alle dimissioni. Sarkozy, con le ultime disposizioni dei giudici, si vedrebbe così spianata la strada per la corsa ad un secondo mandato all’Eliseo.
Intanto il sito Mediapart ha 8 giorni di tempo per cancellare 894 articoli e 1.615 commenti di lettori. Pena una maxi multa da 10 mila euro. Il mondo dell’informazione è insorto: sono numerosi i siti concorrenti ch esi sono offerti di pubblicare quello che viene censurato su Mediapart. Il direttore Plenel si limita a ricordare che proprio a Versailles, nel 1898, fu condannato Emile Zola per il suo “J’accuse!”.