TOLOSA, 23 MAR – Sono bastate poche ore per trasformare il killer spietato e incarnazione del male nell'uomo depositario di tutti i misteri. Il primo li contiene tutti: chi era veramente Mohammed Merah?
E' una frase apparentemente buttata li', sul quotidiano di Tolosa La Depeche du Midi ad aprire orizzonti sul primo momento impensabili: a parlare, in un'intervista, e' Alain Hamon, specialista di questioni di polizia e terrorismo. Cosi' comincia la sua analisi: ''un ex direttore dei servizi mi ha confidato che questa vicenda e' molto significativa dei nuovi metodi di lavoro della DCRI (i servizi dopo la riorganizzazione voluta dal presidente Nicolas Sarkozy, che fanno capo al ministero dell'Interno, ndr). All'epoca della DCRG (prima della riforma, ndr) – mi ha detto – avremmo tentato di reclutare fra i nostri un ragazzo come Mohammed Merah, cosi' da farlo diventare un infiltrato nelle organizzazioni islamiche''.
Tutto, nel profilo del killer che voleva ''mettere in ginocchio la Francia'' – secondo l'esperto – concorre a tracciare il quadro perfetto dell'''agente doppio''. Compresa la sua fedina penale gia' sporca da giovanissimo, che lo avrebbe legato mani e piedi alle autorita' francesi: ''il fatto che fosse conosciuto, che avesse dei precedenti con la giustizia e la polizia, lo rendeva ancora piu' adatto''.
L'ex capo dei servizi, citato dall'esperto, aggiunge: ''l'ex patron dei servizi mi ha spiegato che avrebbe fatto decidere all'interessato: o si decideva a collaborare con la polizia, oppure sarebbe stato sorvegliato in continuazione. Secondo lui – continua Hamon – i servizi hanno reclutato decine di giovani che si trovavano nelle condizioni di Mohammed Merah. Praticamente, ecco quello che la DCRI si e' persa con un tipo cosi'''.
L'anonimo ex capo dei servizi, non ce ne sono pero' poi tanti in giro, affida forse un messaggio a un confidente per far capire qualcosa che non vuole dire apertamente? Qual era il vero ruolo di Merah? Come faceva un ragazzo spiantato e comunque da adolescente negli schedari della polizia, ad aver accumulato quell'arsenale di armi in casa? E, alla fine, perche' dopo aver atteso 32 ore per prenderlo vivo – come aveva chiesto proprio Sarkozy in persona – se lo sono lasciato sfuggire in tanti, crivellandolo con almeno 20 colpi, secondo i primi risultati dell'autopsia, due dei quali mortali – uno alla testa e uno all'addome – invece di raggiungerlo a una gamba, a un braccio, e catturarlo vivo senza che si fosse arreso?
Un altro versante del mistero riguarda i diversi soggiorni in carcere del piccolo delinquente Merah, il quale – secondo una notizia passata quasi inosservata sui giornali francesi ma data ieri ufficialmente dal procuratore Francois Molins – aveva mostrato ''atteggiamento violento con i compagni'' oltre ad aver ''tentato il suicidio''. Il suo inquietante avvocato difensore Christian Etelin, che nelle 32 ore di assedio ha fatto di tutto per mettersi in luce, autoproponendosi per andare a convincere il suo cliente e ripetendo che era un giovane molto educato e cortese, ha aggiunto che a 19 anni, quando era in carcere, Merah si faceva notare anche per la sua ''affascinante bellezza''. I giornalisti del settimanale Marianne, che sono andati ad indagare nelle carceri in cui ha soggiornato il killer, ripetono soltanto una cosa, come un ritornello: Merah era un detenuto anonimo, uno qualunque, che non si e' mai fatto notare, ne' nel bene ne' nel male, non si e' mai fatto avanti per compiti che gli facilitassero la vita ma ha osservato sempre la disciplina.
Quanto al preteso ''indottrinamento'' che sarebbe avvenuto in carcere, nessuno ne sa niente: il ragazzo faceva la sua passeggiata poi si rinchiudeva in cella, quasi sempre da solo. I secondini dicono che non leggeva libri religiosi, che la sua cella veniva perquisita in continuazione e la sua posta controllata e non c'era nulla da segnalare: ''comportamento tranquillo'', questo il giudizio delle guardie carcerarie, in assenza del suo dossier, sparito dallo schedario negli ultimi 15 giorni da quando e' diventato ''wanted''. Il mistero della sua improvvisa ''folgorazione'' per l'islam radicale e la sbandata verso il terrorismo, dunque, non deve essere cercato nelle mura della prigione, ma fuori.
