Se sul distributore di francobolli alle Poste, accanto alle istruzioni in francese arrivano quelle in arabo, si accende la polemica. Succede in Francia, in un piccolo paese del sud chiamato Beaucaire.
Alla sede regionale della posta di Montpellier spiegano che la decisione di tradurre le istruzioni in arabo «è lasciata alla discrezione del direttore di quella posta, e è puramente pragmatica: siamo un servizio pubblico e dobbiamo facilitare l’accesso dei clienti ai nostri servizi». «Questa iniziativa è uno scandalo», commenta Alain, un medico della zona, al quotidiano locale La Provence. Secondo lui non si tratta di essere razzisti, ma semplicemente di difendere la lingua di Molière.
«Perché fare imparare il francese agli immigrati se si offre loro su un piatto d’argento la loro lingua materna nello spazio pubblico?. E domani? Sarà la volta del turco, del moldavo? La Costituzione impone di utilizzare il francese ma si traduce un messaggio della Repubblica in arabo: è un errore!», dice un turista parigino.
Le reazioni si infiammano anche su siti internet e sui blog come “defrancisation.fr” o sulla pagina online di Lucien Ruty, il segretario dipartimentale del Fronte Nazionale, il partito di estrema destra: «Scriveremo anche comune, polizia o scuola in arabo? Sono preoccupato per il futuro della lingua e della Repubblica», scrive un internauta.