CMN, azienda italiana vincitrice di un sub-appalto presso la centrale elettrica di Staythorpe, Midlands orientali, è stata accusata di pagare la forza lavoro (per la maggior parte italiana) oltre 1000 sterline in meno rispetto all’accordo siglato tra il maggior sindacato britannico, Unite, e l’Alstom, l’azienda a cui è stato assegnato l’incarico di costruire la nuova centrale.
La disputa rischia di riaccendere l’amara questione “lavoro in Gran Bretagna ai britannici” esplosa l’anno passato alla raffineria Lindsey e che vide al centro della tenzione un’altra azienda italiana.
A far suonare il campanello d’allarme è stata la sentenza sulla revisione delle paghe, chiesta dai sindacati, che ha rivelato come tra aprile e dicembre 2009 una media di 17 operai al mese sono stati pagati 1.300 euro al mese in meno rispetto ai loro colleghi britannici.
Unite ha chiesto che il contratto della CMN sia ora rescisso. “Il fatto che questi lavoratori vengano sottopagati è un oltraggio”, ha tuonato Les Bayliss, segretario generale aggiunto di Unite. “Queste rivelazioni – ha detto al Guardian Bayliss – sono la prova che i lavoratori del settore avevano remore genuine. Alcuni operai impiegati a Staythorpe hanno perso migliaia di sterline che sono loro dovute. Unite non permetterà che i datori di lavoro la facciano franca, non rispettando gli accordi sottoscritti al di là della nazionalità dei lavoratori”.
Nei momenti di picco presso la centrale arrivano ad essere impiegate oltre 2.000 persone, molte delle quali sono ingaggiate da subappaltatori e provengono da paesi esteri.