ROMA – Il procuratore svizzero Gilleron che indaga sulla scomparsa della gemelle Alessia e Livia ha detto, senza troppi giri di parole, che ci sono poche piste per continuare le ricerche, e che l’operazione è troppo costosa. Nel pragmatismo del dottor Gilleron il ragionamento non fa una piega: troppo sballato il rapporto costi-benefici in questa inchiesta. Matthias Schepp, morto suicida a Cerignola i primi di febbraio, ha pianificato tutto talmente bene da lasciare poche tracce per ritrovare le bambine, vive o morte che siano. La tentazione della polizia cantonale è quella di lasciar perdere perché semplicemente non si sa più dove andare a cercare.
Ma questo ragionamento non fatelo alla madre delle due bambine, Irina Lucidi, che comprensibilmente non vuole mollare. ”Il fatto di aver messo sullo stesso piano il costo delle ricerche e la vita di Alessia e Livia mi ha ferito profondamente”, ha detto Irina. La donna, che commenta quanto affermato dal procuratore del Canton Vaud, sottolinea di temere che ”queste dichiarazioni siano mirate a prepararci ad una imminente chiusura dell’inchiesta. Che il procuratore spinga sull’ipotesi dell’assassinio – scrive Irina – è ugualmente sconvolgente nella misura in cui tale ipotesi, così come altre, non è sostenuta da alcun elemento di indagine”.
Irina però è una donna razionale e sa che un’inchiesta ”non può prolungarsi all’infinito, ma semmai dovessimo decidere di chiuderla sarà esclusivamente quando saremo convinti di aver fatto tutto il possibile per ritrovarle”. Non vuole ”mollare perché voglio ritrovarle e ritrovarle è il compito, il dovere e il mestiere della polizia. Anche se i giorni passano ed è sempre più difficile mantenere la speranza, qualcosa mi dice che sono ancora vive”.
“Tutto è strano nella loro scomparsa. In questo assurdo rompicapo, ogni elemento d’inchiesta ne esclude altri, più o meno plausibili. Anche se può sembrare improbabile, Alessia e Livia potrebbero essere in Europa, come in qualsiasi altro posto del mondo, magari affidate a qualcuno”. La mamma di Alessia e Livia continua a pensare a quella domenica, quando Matthias portò via con sé le bambine in un viaggio misterioso, con tappa finale a Cerignola per lui ma chissà dove per le piccole. Secondo Irina in quelle prime ore della scomparsa non tutto è stato fatto da chi indagava: “Come ho già detto più volte, la polizia ha trovato il testamento di Matthias la domenica sera, dopodiché ha perquisito fino alle 5 del mattino le barche a vela che Matthias ha usato spesso per navigare sul lago Lemano, ma già il mattino successivo ha abbandonato le ricerche. Sono stata io a telefonare ai suoi amici, alla sua famiglia, alla sua banca e alle compagnie telefoniche. Ero sempre io quella che è saltata in macchina, insieme a un vicino, per correre a Marsiglia appena ho ricevuto la cartolina spedita da Matthias proprio da quella città”.
A due mesi dalla scomparsa quella dichiarazione del procuratore di Vaud ha suscitato l’indignazione anche del nonno delle bambine, Francesco Lucidi, che in un comunicato ha chiesto: ”Permettete ora di porvi una domanda: avreste mai fatto le stesse dichiarazioni se si fosse trattato dei vostri bambini?”.