
ROMA – Nemmeno la morte li ha separati. Ed ora il loro suicidio è diventato atto nazionale, accusa ad uno Stato che da tempo ha promesso una legge sull‘eutanasia ma ancora non ha fatto nulla. Georgette e Bernard Cazes se ne sono andati insieme, a 86 anni. Giovedì scorso hanno preso una stanza d’albergo all’hotel Lutetia, lo storico albergo della gauche parigina in cui Georgette aveva ritrovato suo padre, il giorno della liberazione dal nazifascismo. Marito e moglie hanno sistemato le ultime cose, lasciato scritto quello che dovevano lasciare scritto. La mattina dopo si sono messi un sacchetto di plastica in testa e si sono uccisi. “Temevano la separazione e la perdita dell’indipendenza più della morte”, ha spiegato il figlio a Le Figaro. Aggiungendo: “Avevano preparato il gesto dodici anni fa”.
Solo che la storia di Georgette e Bernard, intellettuali impegnati, non è semplicemente la storia di due anziani che hanno deciso di morire insieme. Perché nella loro lettera di addio i coniugi Cazes hanno lanciato un vero e proprio atto d’accusa allo Stato, che non consente di morire “dolcemente” con una semplice pillola.
Un attacco che arriva a poche settimane dalla fine dell’anno, lo stesso entro il quale il presidente Francois Hollande aveva promesso di dare una legge che regolasse il fine vita. Ma ancora nulla. Il 16 dicembre un comitato etico dovrà rendere pubblica la conclusione dei lavori. Secondo un recente sondaggio Ifop più di nove francesi su dieci sono favorevoli all’eutanasia nei casi di malattie “insopportabili e incurabili”.
Si guarda ai vicini più a nord, come i Paesi Bassi, che hanno depenalizzato il suicidio assistito nel 2001, o al Lussemburgo, che lo ha fatto nel 2009. Ma anche alla vicina Svizzera, dove però accedere ad una clinica ed essere aiutati a morire costa almeno 7.500 euro. Il Belgio fa da apripista, nel bene e nel male: qui il suicidio assistito è normalità, e si parla di eutanasia anche per i bambini malati terminali.
Georgetto e Bernard non hanno potuto aspettare oltre. Avevano già perso un figlio di 21 anni, morto in un incidente stradale. Sapevano che effetto fa la morte. E hanno scelto di darsela. Come Andre Gorz e la sua Dorine.
“Non voglio assistere alla tua cremazione; non voglio ricevere un vaso con le tue ceneri… Ciascuno di noi vorrebbe non dover sopravvivere alla morte dell’altro”.
