Kohl: “Monumento per me? No, grazie”. Il figlio pubblica un libro sul padre anaffettivo

Helmut Kohl

BERLINO-  Da due mesi a Dresda si discute se costruire o no un monumento a Helmut Kohl, alla fine ci ha pensato l’ex cancelliere a dire il suo no, grazie: “Può sembrare strano, ma nessuno me l’ha chiesto. Meglio mettere una targa per chi partecipò alle proteste” che fecero crollare il Muro.

Intanto il primogenito di 47 anni Walter ha scritto una biografia fiume in cui racconta il padre e l’ossessione per il lavoro: “La sua vera famiglia è stata la Cdu, il partito è stato per tutta la vita la fonte più importante e durevole del suo agire. Noi scorrevamo sulla sua ribalta politica come una parte della coreografia, senza alcun ruolo rilevante”.

Il ragazzo, ora uomo, parla di un rapporto difficile con la figura di un padre così importante. Parla dell’estate 1977: aveva quattordici anni e poco dopo, guardando il telegiornale, riconobbe il suo interlocutore nel presidente degli industriali Martin Schleyer rapito e ucciso dai terroristi della Rote Armee Fraktion: “Mi sfogai con lui parlandogli della perenne sorveglianza cui ero sottoposto, dell’isolamento dai miei compagni di scuola, del timore costante che mi potesse capitare qualcosa di grave. Gli chiesi se anche lui aveva paura dei terroristi. Mi rispose che era assolutamente normale avere paura”.

Walter lascia alle pagine del suo libro anche le emozioni mancate di un padre anaffettivo, perciò si è affezionato alla madre Hannelore, poi ammalatasi di una grave forma d’allergia alla luce e morta suicida nel 2001. Anche per quell’episodio Kohl non avvisò personalmente il figlio ma lasciò che quella notizia gli fosse comunicata dal suo capo di gabinetto. Nel 2006 un telegramma poi lo avvisò del secondo matrimonio del padre, risposatosi con Maike Richter, 34 anni più giovane.

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