Sembrava una favola solo qualche mese fa. Quella di un politico poco conosciuto, quasi un outsider, che era riuscito a far diventare il suo piccolo partito di opposizione un membro importante della coalizione di governo tedesca. Guido Westerwelle era salito alle cronache dei giornali in settembre grazie all’eccellente risultato del suo FDP. Lo avevamo visto felice, raggiante, accanto al suo compagno di una vita. Avevamo ammirato la sobrietà e l’apertura tedesca. Il fatto che Westerwelle fosse un politico omosessuale dichiarato e che lo fosse senza autocensure o reticenze, ma soprattutto il fatto che in Germania questa sua condizione non rappresentasse nemmeno un argomento di discussione, era sembrato a molti, e giustamente, un segnale invidiabile. Sembrava una favola quella di Guido Westerwelle, poi è diventata una parabola.
L’incanto si era infranto, a onor del vero molto presto. La prima uscita del neo Ministro degli Esteri era stata disastrosa. Durante la conferenza stampa internazionale, un giornalista della BBC gli aveva rivolto una domanda in inglese, alla quale Westerwelle aveva risposto stizzito: «così come è normale che in Inghilterra si parli inglese, qui siamo in Germania ed è normale che si parli tedesco».
Ma il campanello d’allarma, al di là degli scivoloni di Guido, è arrivato qualche settimana fa. Le elezioni nel Nord Reno Vestfalia, Land popoloso e benestante, hanno segnato un impressionante calo del FDP. Quel che è peggio e che questo rimpiccolimento sarebbe un dato generale tedesco. I sondaggi rivelano che se si andasse oggi alle elezioni il partito di Westerwelle raccoglierebbe appena il sei per cento dei voti. Nel Settembre scorso erano stati il 14,6 % dei tedeschi a dargli le preferenze.
Ad avere influito negativamente sono stati forse diverse posizioni di Guido Westerwelle. La strenua battaglia per tagliare le tasse, condita durante e dopo la campagna elettorale di promesse solenni, si è risolta in una bolla di sapone quando la Merkel ha annunciato senza giri di parole: «una riduzione delle tasse in Germania non è prevista nel futuro prossimo». D’altro canto, la scoperta dei finanziamenti ricevuti dalle lobby alberghiere ha avuto anche un impatto negativo sul partito. L’FDP è stato infatti accusato di clientelismo, visto che si era speso con successo, fin dall’inizio della legislatura, per una riduzione delle tasse sugli hotel. Oggi, infine, il partito sembra non trovare più la sua strada. La sua politica liberista è contraddetta dalla crisi mondiale e dalle misure europee Per esempio, riguardo alla nuova tassa che si vorrebbe decretare sulle transizioni finanziare, il partito si è detto contrario per settimane, poi in questi giorni si è infine dichiarato aperto al confronto.
La parabola di Guido è ormai sempre più accentuata, al punto che anche all’interno del partito si fanno strada interrogativi sulla leadership interna. «Lo stato del partito non è buono – confessa allo Spiegel il ministro della Giustizia Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, del FDP – E’ arrivato il momento di riesaminare la nostra posizione». Quando il giornalista gli chiede se Westerwelle sia la persona giusta per guidare l’FDP, il ministro risponde soltanto «è la persona eletta dal partito».