
GERMANIA, BERLINO – Le avevano vietato l’accesso alla piscina comunale di Costanza, in Germania, perchè voleva indossare il ‘burkini’, il costume integrale che lascia scoperte solo mani, piedi e volto. Ora una giovane donna sta valutando la possibilità di citare in giudizio le autorità locali di fronte alla corte amministrativa della vicina Friburgo.
La vicenda, raccontata giorni fa dal quotidiano locale Suedkurier, ha aperto un dibattito arrivato anche sui media nazionali tedeschi. L’episodio risale allo scorso luglio. Da allora la donna combatte contro le autorità per affermare quello che ritiene un suo diritto. Portare il burkini per la musulmana di origini turche, madre di due bambini, nata e cresciuta in Germania, ”non è una scelta simbolica, ma un dovere” che le prescrive la sua fede, ha spiegato al Suedkurier.
I gestori della piscina comunale hanno motivato il divieto con un regolamento che prescrive un abbigliamento consono per motivi igienici. Ma il responsabile dell’impianto ha anche aggiunto altre motivazioni: gli altri ospiti potrebbero ”sentirsi minacciati e insicuri per la presenza di persone in abbigliamento compatibile con il corano”. L’atteggiamento dei gestori è definito ”bizzarro” nella bozza di esposto preparato dalla donna.
Nuotare con il burkini – accettato senza problemi in altri Laender – non è espressione di una tendenza politica, è scritto, ma espressione della gioia di vivere e della volontà di integrarsi nonostante visioni del mondo differenti.
Non è la prima volta che i burkini finiscono nelle aule di tribunale in Germania. Lo scorso settembre la corte amministrativa federale aveva stabilito che le studentesse musulmane non potessero essere esentate dalle lezioni di nuoto con i loro coetanei. Per i giudici le prescrizioni religiose possono essere infatti rispettate proprio indossando il controverso costume integrale.
