Germania: processo al baby-assassino che ha massacrato la sua famiglia

In Germania è cominciato il processo per un cruente e torbido omicidio avvenuto ad Eislingen, nel Baden-Wüttemburg. Nell’aprile 2009, Andreas H., 18 anni, con la complicità di un compagno di scuola, uccide i genitori e le due sorelle di 22 e 24 anni. I poliziotti ci impiegano poco per risalire al ragazzo che confessa quasi subito il crimine.

In questa storia, che ricorda il nostrano delitto di Novi Ligure, la Germania e la sua stampa sono stati shockati dalla mancanza di un realistico movente nel delitto. Il ragazzo, d’altronde, giustifica il suo quadruplice omicidio con i problemi famigliari. Tuttavia non cita alcun caso di conflittualità violenta. Il quadro è reso ancora più agghiacciante dalla ferocia con cui il delitto fu commesso.

Nella scorsa udienza, per la prima volta, riportano i giornali, i due accusati avrebbero chiesto scusa per il loro gesto. Rivolto al fidanzato di una delle due sorelle uccisa, Andreas ha detto: « Per me è importanti dirti semplicemente che mi dispiace, che non avevo pensato cosa sarebbe successo a te. Questo non lo volevo ». Parole simili sono state usate dal complice: « Vorrei solo dire, che mi dispiace quello che ti ho fatto. »

Secondo la ricostruzione, su richiesta di Andreas, Frederik avrebbe sparato da solo i trenta colpi che hanno massacrato l’intera famiglia. Ma quello che ha più interessato nell’ultima deposizione è stato il tentativo da parte della giudice di ricostruire i motivi che hanno portato alla tragedia. Sono stati chiamati a testimoniare i due fidanzati delle sorelle, per cercare di chiarire le dinamiche della famiglie. Le loro dichiarazioni sono concordi: la famiglia aveva un comportamento normale, qualche volta c’erano delle lite ma non si alzavano mai le mani. Il padre di Andreas era infatti severo ma sicuramente non cattivo.

Insomma, dietro il gesto di Andreas e Frederik si nasconde un vuoto, emotivo e razionale. Il principale accusato ha d’altronde dichiarato all’avvocato di aver un giorno, prima del delitto, così formulato il sentimento che lo torturava: « O loro o me. »

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fmontorsi