Dopo 65 anni dallo sterminio ebraico, in ossequio alla libertà di espressione, ”in Germania si può di nuovo scrivere che gli stessi ebrei hanno la colpa della loro persecuzione” subita ad opera dei nazisti. E’ questo, almeno secondo il sito del quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung, il senso di un pronunciamento della corte costituzionale pubblicato oggi, 28 settembre.
Un politologo tedesco, Konrad Loew, ha ottenuto ragione dalla Corte costituzionale in un ricorso che lo opponeva a un Ente federale dipendente dal ministero dell’Interno: secondo i giudici costituzionali, questa ”Bundeszentrale für politische Bildung” (Bpb) aveva criticato eccessivamente lo studioso.
Nel 2004 il Bpb (”Ente federale per l’educazione politica” che ha il compito di divulgare contenuti politici difficili) aveva ritirato la rivista ‘Deutschland-Archiv’ a causa di un articolo nel quale Loew sosteneva la tesi che la maggioranza dei tedeschi ai tempi di Adolf Hitler simpatizzava con gli ebrei perseguitati dai nazisti. In questo contesto Loew aveva parlato di ”simbiosi sotto la svastica tra ebrei e tedeschi”, i quali erano ”più vittime che carnefici” del regime nazista.
Alcuni ebrei, aveva sostenuto inoltre lo studioso, avevano fornito ”un notevole contributo” all’Olocausto fra l’altro ”quali poliziotti” o ”nelle camere a gas”, sebbene ”senza eccezioni per paura di perdere la vita”. L’ente federale si era scusato con i lettori per l’articolo. Ma ciò non è piaciuto al politologo ora in pensione che ha presentato un ricorso costituzionale, sostenendo che in questo modo l’ente federale era venuto meno ai suoi doveri nei confronti dell’autore dell’articolo. E la Corte costituzionale federale, nella sentenza pubblicata oggi, gli ha dato ragione.