ROMA – Nove minuti di silenzio. Quelli che vanno dalle 10:31 alle 10:40 di martedì 24 marzo. Quelle in cui Andreas Guenter Lubitz ha deciso di uccidere se stesso e altre 149 persone andandosi a schiantare con l’Airbus A320 contro le Alpi. Quei 9 minuti, come fa La Stampa, è possibile raccontarli minuto per minuto, andando a vedere cosa succedeva dentro e fuori dalla cabina.
10:01 è l’ora del decollo dell’A320 dall’aeroporto di Barcellona. Ritardo minimo, destinazione Dusseldorf. A bordo ci sono 150 persone. Tutto si svolge regolarmente
10:27. E’ il momento in cui l’aereo arriva in quota. E’ a 38 mila piedi (circa 11.500 metri) nei pressi di Tolone, nel Sud della Francia. Patrick Sonderheimer, comandante, e Lubitz, parlano delle manovre di volo. Sembra un viaggio di routine.
10:30 E’ il momento dell’ultimo contatto tra l’Airbus e la torre di controllo. Briefing: tutto sotto controllo
10:31. E’ il minuto chiave, quello in cui si decide tutto. Sonderheimer si alza per andare alla toilette. E’ il momento in cui dice la frase: “Ti lascio il comando”. Ed esce dalla cabina. Lubitz prende la cloche e programma la morte di tutti. Modifica i parametri della quota di volo: dai 38 mila piedi (11.582 metri) a 100 piedi (33 metri) il minimo. E l’aereo, ovviamente, gli obbedisce e inizia a perdere quota
10:33 Il comandante cerca di rientrare nella cabina. Segue la procedura. Si fa inquadrare dalla telecamera. Digita il codice. Lubitz non apre
10:34. Il comandante si rende conto che qualcosa non va. Inizia prima a prendere a calci la porta, poi prende anche un ascia e tenta di abbatterla. Non può riuscirci: la cabina è fatta apposta per resistere proprio a questo tipo di assalti.
10:35 la Direzione generale dell’aviazione civile francese lancia l’allarme. Si è accorta della discesa e vede che dall’aereo non arrivano risposte alle loro richieste di contatto
10:40 E’ l’ultimo momento in cui si hanno notizie dell’aereo. Per un istante appare sui radar, a quota 1800 metri, quella cui si schianta pochi istanti dopo.