LONDRA – Rowan Williams, l'arcivescovo di Canterbury, ha deciso di gettare la spugna. Dopo 10 anni vissuti intensamente Williams, tra esternazioni che hanno fatto impallidire politici e grandi banchieri – li bollò come "fondamentalisti" nel pieno della Grande Crisi – e difficili mediazioni tra falchi e colombe della chiesa anglicana su temi spinosi come donne e gay, ha infatti annunciato che rimetterà il suo mandato entro fine anno. A partire da gennaio tornerà fra le sue amate mura accademiche e servirà come rettore del Magdalene College dell'università di Cambridge.
"Servire è stato per me un immenso privilegio", recita il messaggio affidato alla sua pagina internet personale. "Questa non è stata una decisione facile e nel tempo che mi rimane c'è ancora molto da fare". La regina, capo supremo della Church of England, è stata informata e ora la Crown Nominations Commission potrà considerare, "a tempo debito", la nomina del suo successore.
Al momento, infatti, ogni speculazione su chi ricoprirà il ruolo di 105esimo arcivescovo di Canterbury è data come "prematura" da diversi commentatori. Tutto il contrario, invece, per gli attestati di stima. David Cameron lo ha ad esempio ringraziato per il lavoro svolto e per aver "guidato la chiesa in un periodo di sfide e cambiamenti". Ma è difficile non cedere alla tentazione di leggere queste dimissioni alla luce delle ultime controversie scoppiate in seno alla comunione anglicana – che nel mondo conta 77 milioni di seguaci.
Più che i complotti, però, ad aver pesato sembra essere la stanchezza. Williams, 61 anni, in un'intervista ha definito il suo lavoro come "immensamente impegnativo" e ha augurato al suo successore la "costituzione fisica di un bue e la pelle di un rinoceronte".
"L'aspetto peggiore del mio incarico – ha proseguito – è stato rendersi conto che ci sono dei contrasti che non verranno risolti, per quanto uno si sforzi, e che non tutti nella comunione anglicana, o persino nella chiesa d'Inghilterra, sono determinati a evitare le divisioni e lo scisma. Detto questo, io vedo come un priorità far sì che le persone mantengano un dialogo". Ed è proprio su questo aspetto che lo stile di Williams, profondamente accademico benché impeccabile dal punto di vista teologico, ha suscitato qualche dubbio.
"E' un uomo buono e saggio ma se si fosse calato di più nel suo ruolo di leader credo che la chiesa d'Inghilterra ora si troverebbe in una posizione molto diversa", ha dichiarato alla BBC Alison Ruoff, membro del sinodo della Church of England. Le questioni sono sempre le stesse: l'ordinazione delle donne – nel 2005 aveva dato il suo assenso a procedure che avrebbero permesso alle donne di diventare vescovi – e l'apertura ai preti omosessuali. Un atteggiamento, il suo, considerato da molti anglicani nel mondo come fin troppo liberale.
Ecco perché il toto-successione si preannuncia già una procedura molto delicata e certamente prenderà in considerazione il parere del primo ministro. Il favorito sembra essere l'arcivescovo di York John Sentamu, un nero, stretto collaboratore di Williams in molti negoziati. Il suo nome potrebbe superare lo scoglio dei 'falchi' della comunione anglicana.