ATENE – In crisi, col lavoro sempre più a rischio e a piedi. I greci dell’austerity tagliano anche l’automobile, bene quasi di necessità diventato però un lusso visti i tagli agli stipendi (per chi il lavoro non l’ha perso) e un aumento del prezzo della benzina del 13-14%.
Così nell’ultimo anno la percentuale di greci che ha restituito la targa rinunciando all’automobile è cresciuta del 200% rispetto all’anno precedente. Tutto per avere una tassa in meno da pagare, quella di circolazione.
La cura dimagrante, per i greci, è però lontana dalla conclusione. Il Fondo monetario internazionale e la troika chiedono il taglio di altri 150 mila posti di lavoro nel settore pubblico, un’enormità per un paese che ha 11 milioni di abitanti.
Nel frattempo proseguono gli scioperi a tappeto. A fermarsi, tra mercoledì e venerdì, sono tutti i mezzi di informazione, giornali, radio e tv. Paese isolato per tre giorni, roba da altri tempi. L’Europa e l’occidente, però, per la Grecia continuano ad avere una e una sola ricetta: tagliate.