Grecia, sciopero contro i tagli. Migliaia in piazza, scontri ad Atene

ATENE – La Grecia sciopera per due giorni contro i tagli del governo: in migliaia sono scesi nelle piazze delle principali città, tutti gli esercizi commerciali e gli uffici sono chiusi. Il Paese è paralizzato per 48 ore, tutto per protestare contro il pacchetto di austerità che verrà votato giovedì in Parlamento. Non mancano gli scontri, soprattutto nel centro di Atene, dove ci sono stati lanci di molotov contro la polizia davanti al Parlamento.

Dalla mattina di mercoledì circa 125.000 persone sono scese in piazza in tutto il Paese, ad Atene, Salonicco, Patrasso e sull’isola di Creta. Una cifra record dall’inizio della crisi del debito greco nel 2010. Il centro di Atene è paralizzato, nella sola capitale si stima ci siano 70mila persone. Questo sciopero generale – il quinto dall’inizio dell’anno e il secondo di 48 ore da giugno – è considerato il più vasto dopo la caduta del regime dei colonnelli (1974) ed arriva a paralizzare completamente il Paese dopo due settimane in cui si sono succeduti già decine di scioperi settoriali.

Tutto è fermo: scuole, ministeri, banche, uffici postali, ospedali, studi professionistici, supermercati, panetterie mentre sono tornati a lavorare i giornalisti di radio, tv e quotidiani. Il consiglio direttivo della Confederazione Nazionale del Commercio di Grecia (Esee) ha deciso la chiusura, per oggi, di tutti i negozi del Paese. Anche i distributori di benzina resteranno chiusi in segno di protesta per le misure economiche del governo. Fermi anche i traghetti da e per le isole, i voli nazionali e internazionali e i controllori di volo che però si sono astenuti dal lavoro solo per 12 ore, dalla mezzanotte di martedì fino a mezzogiorno di mercoledì. Come già altre dicasteri nei giorno scorsi, anche il ministero della Giustizia è stato occupato, dalla mattina di mercoledì, dagli impiegati del sistema carcerario. In un comunicato sostengono che ”la situazione nelle carceri ha raggiunto livelli molto pericolosi perché manca il personale in tutti i reparti che in certi casi raggiunge il 60% del necessario”.

Ad Atene, in piazza Syntagma, i primi incidenti: i manifestanti cercano di raggiungere il Parlamento, scontrandosi con la polizia. Aalcune centinaia di giovani hanno lanciando bottiglie molotov, pietre e vernice rossa contro i cordoni di polizia schierati per impedire l’accesso al Parlamento. Le forze dell’ordine hanno risposto con i lacrimogeni. Anche un gruppo di tassisti, circa trecento secondo i testimoni, si è scagliato contro le forze dell’ordine con pietre e sacchi di spazzatura. I proprietari di taxi stanno protestando contro la liberalizzazione delle licenze.

Gli agenti in tenuta anti-sommossa si sono schierati a protezione del monumento del milite ignoto, che sorge sul lato frontale del Parlamento. Su di loro continua un fitto lancio di pietre e vernice da parte di decine di giovani incappucciati.

Altri gruppi di ragazzi hanno attaccato un gabbiotto della polizia a colpi di mazze di ferro, di fronte al ministero degli Esteri. Il resto della manifestazione prosegue con calma. Migliaia di persone arrivano in piazza Syntagma. “Stiamo mandando un messaggio forte al governo e al sistema politico – ha affermato Costas Tsikrikas, numero uno dell’Adedy, il maggiore sindacato ellenico del pubblico impiego – siamo convinti che la partecipazione nei due giorni sarà enorme”.

Anche a Salonicco dei manifestanti hanno distrutto le vetrine di più di dieci negozi rimasti aperti, oltre a numerosi bancomat e sedi bancarie. La polizia ha lanciato per disperderli gas lacrimogeni.

Anche le guardie carcerarie hanno annunciato la loro adesione allo sciopero generale indetto dai due principali sindacati greci – Gsee e Adedy – e nello stesso tempo hanno proclamato una agitazione di 24 ore per venerdì 21 ottobre. Durante lo sciopero non saranno permesse le visite ai detenuti da parte dei parenti o dei loro avvocati. Allo sciopero di oggi e domani, oltre i dipendenti del settore dei trasporti pubblici, partecipano anche i proprietari di taxi perché il nuovo disegno di legge presentato dal ministero dei Trasporti non li soddisfa e chiedono al governo di ripristinare le legge precedente che prevedeva che il numero delle licenze per i taxi fosse collegato al numero degli abitanti di una determinata area geografica.

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Elisa D'Alto