(sono ormai oltre 600 mila ogni mese) i cittadini greci che – per risparmiare – vanno a fare acquisti oltre frontiera e che negli ultimi 12 mesi hanno speso oltre 500 milioni di euro. Inoltre, nello stesso periodo, piu' di 1.500 aziende del settore manifatturiero e dei servizi si sono trasferite nei Paesi confinanti. La situazione e' evidenziata in un rapporto redatto dalla Confederazione nazionale del Commercio greco (Esee) secondo cui questo fenomeno rappresenta ''un'emorragia incontrollabile'' per il mercato ellenico.
In base allo stesso studio, un'azienda greca su quattro fra quelle situate presso la frontiera ha gia' chiuso mentre numerosi imprenditori stanno considerando la possibilita' di trasferire la loro attivita' all'estero. Secondo la Esee, la rigida politica di austerity messa in atto dal governo socialista del premier Giorgio Papandreou ''non solo non migliorera' la situazione fiscale del Paese ma allo stesso tempo sta portando alla distruzione il ceto medio che produce''.
L'Esee nota inoltre che traffici illegali e contrabbando stanno danneggiando duramente l'economia della Grecia del Nord e delle aree di confine come Macedonia e Tracia e le isole dell'Egeo e del Dodecaneso i cui abitanti hanno speso piu' di mezzo miliardo di euro nell'ultimo anno per fare spese in Bulgaria, nell'ex repubblica jugoslava di Macedonia (Fyrom) e in Turchia. In particolare gli acquisti hanno riguardato articoli di abbigliamento, calzature, tabacchi, carburanti, assistenza medico-dentistica e ricambi auto ma molti greci hanno anche preso l'abitudine di andare a fare la spesa settimanale di generi alimentari come formaggi, frutta e verdura.