ROMA – Ci sarebbe un legame tra le bombe che hanno colpito i negozi Ikea in Francia, Belgio, Olanda e Germania. Tre bombe esplose a Gand, Eindhoven e Lille il 30 maggio scorso, e poi un nuovo ordigno a Dresda il 10 giugno. Solo feriti leggeri. Ma la sequenza di attentato sta facendo pensare ad un disegno preciso.
Non è mai arrivata alcuna rivendicazione, ma i sospetti degli inquirenti si concentrerebbero su gruppi estremisti come gli anarchici delle bombe spedite dalla Grecia, o radicali e violenti di provenienza no-global.
La polizia sta lavorando in tutta Europa, insieme ai servizi segreti. Anche perché se finora non ci sono stati feriti gravi, o addirittura morti, è solo perché gli attentatori hanno utilizzato cariche esplosive di scarsa potenza. Altrimenti, considerato che gli ordigni sono esplosi tutti tra le 18 e le 20, nell’ora di massima affluenza ai negozi Ikea, avrebbe potuto essere una strage, anzi,quattro stragi.
“Non abbiamo ricevuto minacce, non sappiamo chi siano”, ha detto Charlotte Lindgren, portavoce dell’azienda svedese. “Non abbiamo ordinato nuove misure di sicurezza”.
Per quanto riguarda l’attentato a Dresda la polizia tedesca avrebbe un identikit: un uomo sulla quarantina, statura media, occhiali da sole, cappello da baseball. Nel paese le autorità hanno mandato a perquisire i centri Ikea squadre dell’antiterrorismo e unità cinofile con cani capaci di fiutare l’esplosivo.
Nel mirino degli attentatori potrebbe esserci Ingvar Kamprad, settantacinquenne fondatore di Ikea e uomo più ricco di Svezia. Già in passato venne criticato per il passato nazista. Più di recente gruppi no global lo hanno accusato di sfruttare lavoro minorile o in condizioni di schiavitù in Paesi in via di sviluppo per produrre e vendere a prezzi stracciati.
