PARIGI – Devoti e fanatici di un’interpretazione fondamentalista dell’Islam, i kamikaze terroristi (ultima la donna che si è fatta esplodere nel covo di Saint Denis) suicidandosi violano il Corano. Intervistato da Bernadette Sauvaget del quotidiano Liberation, l’islamologo Rachid Benzine cita una sura esplicita sul tema: “Non uccidetevi. Dio, in verità, è misericordioso verso di voi. Chiunque lo faccia, noi lo getteremo nel fuoco”.
Il martirio jihadista, con la promessa di una ricompensa e l’attestato di santità, è un’invenzione recente, introdotta a metà degli anni ’80 dai leader religiosi di Hezbollah per combattere Israele. Il precetto religioso originario assegna al suicidio un valore altamente negativo per la ferita volontaria inferta alla comunità. Spiega ancora Benzine che “legittimare il suicidio è una costruzione temporanea”, che, come per i cristiani, la vita dei suoi figli appartiene ad Allah, che dà e toglie secondo i suoi imperscrutabili disegni.
Di più: “nella società islamica, la sopravvivenza del gruppo è importantissima, più ancora dell’ideologia religiosa. Il Corano contiene passaggi in cui gli uomini si rifiutano di partire per la guerra”. Siamo di fronte, nel caso dei kamikaze, di una forzatura interpretativa (anche se va detto che al ruolo dell’Imam nell’interpretazione del libro sacro è concesso un altissimo grado di discrezionalità). Per contrastare l’ideologia del martirio gli imam, in maggioranza, ricorrono proprio al Corano per negarne valore e giustificazione.
Bernard Godard, specialista francese dell’Islam, che il tema è controverso dal punto di vista dottrinario: “Il ricorso agli attacchi suicidi hanno provocato importanti dibattiti nel movimento islamista”. Mentre il leader Fadlallah, Hezbollah sciita, tolse nel 1985 il divieto di suicidio per i jihadisti nella guerra con Israele, Ibn Baz, gran mufti dell’Arabia Saudita, sunnita, mantenne il punto contro i suicidi.
Youssef El-Qaradawi, teologo dei Fratelli Musulmani, li legittimò contro Israele: “Il martirio è l’arma che Dio dona ai poveri per combattere i forti. E’ la compensazione divina. La società israeliana è una società militare”. E le donne, possono por fine alla propria vita in nome della guerra santa e di Allah? Entreranno come i compagni di morte anche loro in paradiso? Non si sa: interpellato in proposito anche Ayman Al Zawahiri, il famigerato leader di Al Qaeda dopo Bin Laden, sospese il giudizio, si mostrò reticente.