PARIGI, 3 GIU – Di un altro Kahn si parla molto in queste ore in Francia, dopo la scorpacciata di Dominique Strauss-Kahn: e' Jean-Francois Kahn, buon amico di famiglia di DSK, gia' fondatore e direttore della rivista Marianne. Lascia il giornalismo dopo 51 anni di professione, investito dalle polemiche per una sua frase infelice in diretta radiofonica sul caso dell'ex direttore del FMI, la 'ripassata alla domestica', da lui stesso tradotta in successive interviste come 'una mano sul culo' della cameriera.
Le Monde, L'Express, Les Nouvelles litteraires, poi la creazione del settimanale L'Evenement du Jeudi e, nel 1997, di Marianne: questo e molto altro e' nel curriculum dell'attivissimo Jean-Francois Kahn, che a 73 anni si sente vittima di un malevola interpretazione delle sue parole e sbatte la porta: ''Mi dedichero' a scrivere libri'', afferma.
In una trasmissione di France Culture dedicata al caso di DSK e della cameriera dell'hotel di New York, un paio di settimane fa, Kahn aveva affermato testualmente: ''Voglio credere che non si tratti di un atto intollerabile come uno stupro, ma soltanto di…''. ''A quel punto – ricostruisce oggi – non trovai la formula. Non osai dire 'una mano sul culo' e dissi 'una ripassata di domestica'''. Apriti cielo: accusati di aver tollerato da sempre qualsiasi impresa sessualmente gaglioffa dei suoi politici, i media francesi e gran parte dell'opinione pubblica si sono scagliati con veemenza contro il ''machismo'' contenuto nell'affermazione di Kahn, il quale rivendica invece oggi, nell'intervista a Liberation, il diritto a sbagliarsi, a dire una ''fesseria'' senza per questo essere messi all'indice.
A nulla e' valsa, nel suo caso, una vera e propria ammissione di colpa: ''uU'espressione che ho utilizzato lunedi' ha dato fuoco alle polveri – ha scritto su Marianne pochi giorni dopo – vorrei non giustificarla, perche' e' totalmente ingiustificabile, ma ricordare il contesto, compreso quello psicologico, in cui l'ho pronunciata''.
''Forse nell'intenzione di riequilibrare (la sua freddezza nei confronti dell'amico Strauss-Kahn, ndr) – ha spiegato Kahn – ho tenuto a esprimere il mio rifiuto, viscerale, di credere alla violenza assolutamente insopportabile di uno stupro e la mia speranza che avesse agito – e qui mi e' scappata l'imperdonabile espressione – di un tentativo di 'ripassarsi una cameriera'. Da cui la rivolta. Normale. Giusta. Dentro di me non si e' trattato di minimizzare alcunche', e tutti i presenti lo hanno capito, ma di esorcizzare l'idea del peggio. L'espressione, comunque, era inaccettabile. Ho raramente vissuto una lacerazione interiore come questa. Bisogna farsene carico''.
Parole inutili, Kahn – che ricorda di essere ''amico'' di Strauss-Kahn e soprattutto della moglie Anne Sinclair, pur se politicamente in disaccordo con lui – ha preferito lasciare il giornalismo. Con amarezza: ''quando mi danno del populista – afferma – lo capisco, perche' ho preso posizione duramente contro quell'universo che e' precisamente quello di Strauss-Kahn. Ma macho…nulla nella mia vita e' mai andato in questa direzione. Si tratta di un perfetto esempio di utilizzazione di una singola frase…bisognerebbe riportare ogni affermazione nel suo contesto, come fanno gli psicanalisti. E' il contesto che fa il lapsus. Procedere in altro modo fa parte di una logica inquisitoriale o staliniana. Basta con la sopravvalutazione dei lapsus linguistici, ammettiamo il diritto di aver detto una fesseria…''.
