In Italia sulle spese delle regioni per le rappresentanze diplomatiche in Europa e nel mondo รจ scoppiata una polemica anche legata a “assunzioni” poco trasparenti. In Germania, invece, la maggioranza dei “land”, ovvero gli Stati di cui si compone la Nazione, hanno una rappresentanza a Bruxelles. Senza alcuna polemica.
Racconta Alberto Brambilla sul ‘Foglio’ che il Land di Baviera, ad esempio, ha nella cittร belga dal 1987 una sua sede, ovvero un castello immerso nel verde di Parc Lรฉopold.ย Dove “politici, cittadini, amministratori, aziende, universitร e tutti coloro che sono coinvolti nelle ‘questioni europee” varcano la soglia quotidianamente.
La forza della Germania รจ proprio questa: avere una rappresentanza forte a Bruxelles. “Con la consapevolezza – scrive Brambilla – che oltre il 50 per cento delle politiche nazionali si decide in Belgio, e che in ambiti particolari, come agricoltura, economia e ambiente, il tasso sale all’80 per cento”.
In Italia, ricorda sempre ‘Il Foglio’ “fino all’approvazione della legge comunitaria del 1997 (art. 58), il ministero degli Esteri non consentiva alle Regioni di avere una propria sede di rappresentanza: la voce italiana in Europa doveva essere una sola. Ma il ritardo, come sempre, si paga. In questo caso in termini di distanza spazio-temporale e quindi di relazioni personali, di lobbing, di ricezione dei fondi comunitari e di possibili affari. Giร nel 2000, tre anni dopo l’inaugurazione della Casa della Lombardia, che ospita la delegazione insubre, Marco Nicolai, allora direttore di Finlombarda, scriveva: ‘Ciรฒ ha reso difficile sia una piena attuazione dei programmi che per le Regioni sono stati appositamente predisposti dalla Commissione, sia lโorganizzazione di qualsiasi strumentazione di propria iniziativa, si pensi agli information offices creati a Bruxelles per primi dai Lรคnder tedeschi‘”.
