KIEV – Dall’assedio dei rivoltosi a quello dei giornalisti: è la parabola di Galina Kolotniskaia, l’infermiera ucraina del leader libico Gheddafi rimpatriata domenica insieme ad altri 120 connazionali evacuati da Tripoli. La donna, rimasta in Libia per nove anni e descritta come inseparabile amante del colonnello dai cable Usa rivelati da Wikileaksche che la definiscono ”voluttuosa”, si è barricata in casa alla periferia di Brovary, una piccola cittadina a 30 km da Kiev.
Nonostante il gelo (meno 10), i giornalisti stazionano infatti davanti alla porta della sua abitazione, al pian terreno, suonando inutilmente il campanello. Solo Irina, la madre di Galina, apre ogni tanto la finestra per rampognare i cronisti: ”Andate al diavolo, Galina non vi dirà nulla”. E assicura che la figlia ”non tornerà mai più in Libia”, come riferisce on line il quotidiano ucraino Sivodnia.
I ragazzi del quartiere le fanno da improvvisate “guardie del corpo”. Madre e figlia sono uscite solo una volta, per andare a comprare qualche arancia e dei succhi di frutta. ”Lasciatemi stare, sono in un tale stato”, aveva detto Galina. La madre l’aveva difesa da chi le chiedeva se era stata l’amante di Gheddafi: “Tutte queste affermazioni non fanno altro che disonorare mia figlia, smettetela”, aveva ammonito. I vicini dell’infermiera si sono detti contenti del suo ritorno, ricordandone la gentilezza e la cordialità.