Renault, gli eredi: “Risarciteci per l’ingiusto esproprio di De Gaulle”

ROMA – Gli eredi Renault vogliono essere risarciti per l’esproprio della fabbrica alla fine della seconda mondiale deciso da De Gaulle per punire il fondatore Louis, reo di collaborazionismo con i nazisti tra il ’40 e il ’44. I sette nipoti hanno intentato una causa che il prossimo 11 gennaio la Corte di Cassazione francese si incaricherà di giudicare percorribile o meno. La vicenda riapre vecchie ferite mai completamente rimarginate sulla collaborazione offerta al nemico tedesco piantatosi in casa per 4 anni.

La tesi degli eredi è questa: il nonno non fu l’unico a collaborare e comunque fu costretto. Ma solo lui fu punito: meritiamo un risarcimento. In effetti Louis Renault, di ritorno dagli Stati Uniti dove ebbe colloqui privati con Roosevelt, nel 1940 trovò gli stabilimenti occupati dai nazisti. Di fronte alla decisione degli occupanti di trasferire la fabbrica e deportare gli operai in Germania, Louis propose di lasciare tutto dove stava. La Renault avrebbe lavorato per i nazisti: “Meglio dare loro il latte, o si prenderanno le mucche”, fu udito dire. Il latte si materializzò in autovetture e pezzi di ricambio con ritmi di lavoro a pieno regime.

Renault salvò la fabbrica ma non l’onore e nemmeno la vita. Alla fine della guerra De Gaulle volle dare l’esempio: picchiato in carcere Messier Renault morì il 24 ottobre 1944 e la casa automobilistica fu nazionalizzata. Il criterio scelto dal Generale discriminava tra costrizione e zelo. Lo zelo di Louis fu giudicato eccessivo. Ora gli eredi rimettono in discussione la parzialità del giudizio. Fece buon viso a cattivo gioco, sostengono. Non la pensa così il più grande sindacato francese, la Cgt: ” Dal ’41 al ’44 le officine Renault lavorarono a pieno ritmo per i nazisti; riabilitare Louis è inaccettabile, equivale a riscrivere la storia”. Nessuno, infatti, ricorda azioni di sabotaggio o contributi per la Resistenza, che pure in altre fabbriche occupate ci furono. Certo è che la ferita dell’occupazione rimane: considerarsi vincitori avendo perso la partita è un esercizio di equilibrismo difficile per chiunque. La memoria fa brutti scherzi.

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Warsamé Dini Casali