Secondo uno studio del Multilingual Manchester Project sono ben 200 gli idiomi parlati nell’area, quattro giovani su dieci crescono bilingui o trilingui e almeno la metà della popolazione è poliglotta.
Monica Ricci Sargentini per il Corriere della Sera scrive:
A Rusholme, un quartiere crocevia tra il centro e l’enorme periferia chiamata Greater Manchester (due milioni e mezzo di abitanti), basta fare due passi per strada per notare ristoranti libanesi, palestinesi, persiani, turchi o indiani. In pochi chilometri quadrati si passa dall’arabo al mandarino, dal giapponese al polacco, dal portoghese all’italiano. Una confusione linguistica che si dipana solo con l’uso dell’inglese, parlato, per fortuna, dal 97% degli abitanti.
Aziende come Google o Apple che aprono gli uffici a Manchester cercano programmatori bilingue in tamil, polacco, portoghese, arabo, indonesiano, punjabi, cantonese, francese, tedesco, italiano o giapponese. Chi viene assunto può guadagnare fino a 35mila sterline all’anno (circa 40mila euro). E la cosa interessante è che il multilinguismo non ha bisogno di incentivi statali ma si autofinanzia perché si alimenta all’interno delle famiglie e delle comunità. L’anno scorso almeno 8mila studenti hanno frequentato corsi supplementari, organizzati dai genitori, nelle lingue più disparate, dal sanscrito al bosniaco. E nelle biblioteche sono almeno 20mila i libri stranieri.